Vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro

IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, a Cafàrnao, insegnava.

Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.

Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».

E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.

Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».

La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

(Mc 1, 21-28)

Commento a cura di Emanuele Mameli

«Chi è Gesù?». Questa la domanda ricorrente nel Vangelo di Marco che, anche quest’oggi, possiamo fare nostra accostando il brano proposto dalla liturgia per questa domenica. Una domanda che ha accompagnato tutti coloro che, duemila anni fa, come attesta il Vangelo, hanno avuto a che fare con il Signore Gesù.

Paradossalmente, proprio l’uomo che nella sinagoga è posseduto da uno spirito impuro sembra essere l’unico ad aver capito più o meno tutto di Gesù: «Tu sei il Santo di Dio». 

Non è un caso isolato: solo qualche pagina dopo, al capitolo 3, l’evangelista annota: «Gli spiriti immondi quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: Tu sei il Figlio di Dio! Ma egli impose loro severamente di non manifestare chi egli fosse».

Gesù non solo scaccia i demoni dalle persone, liberandole dalla peggiore schiavitù, ma impedisce ai demoni stessi di rivelare la sua identità.

Ed insiste su questo «segreto» perché è in gioco la riuscita della sua stessa missione, da cui dipende la nostra salvezza. 

Gesù entra nel mondo con un insegnamento, con una Parola e con un’autorità nuova: lascia veramente il segno in chi lo accoglie nella sua vita.

Entra nel mondo come la Parola di Dio che guarisce, che mette a tacere il peccato, che svela le contraddizioni e le deviazioni del cuore dell’uomo; Parola che vince il male e che «rovina» i progetti del maligno, spezzando la spirale del peccato e delle sue conseguenze. «Sei venuto a rovinarci?». 

L’irruzione di Gesù squarcia le tenebre in cui il Maligno tiene in ostaggio l’uomo: con la luce di Dio l’uomo può riprendere a guardarsi nella verità e a prendere coscienza del peccato, della falsità, delle contraddizioni e delle deviazioni del cuore.

La fede, allora, non è altro che la disponibilità a metterci con verità difronte a Gesù, lasciarci profondamente interpellare dal suo sguardo, dare la nostra adesione perché che sia lui ad aiutarci ad individuare ciò che ci rende schiavi dentro, a slegare, con la sua misericordia, il laccio del peccato che ci impedisce di essere liberi davvero.

Ecco allora anche l’invito, ridondante di sapienza biblica, per noi: «Ascoltate oggi la sua voce, non indurite il cuore!».

Non opporre resistenza al Signore con la superbia, la presunzione, accondiscendendo alle inclinazioni dell’egoismo.

Non permettere che l’odio, il risentimento, la gelosia e l’invidia, la pigrizia e la rilassatezza interiore induriscano a tal punto il tuo cuore impedendoti di saper accogliere con docilità l’unica Parola che salva, che guarisce e che riscalda il cuore.

Forse anche noi ci lasciamo travolgere dalle preoccupazioni, dagli affanni, dalla paura e dallo scoraggiamento per tutto ciò che siamo chiamati a vivere, ad affrontare.

Tutto questo, e anche di più, «indurisce il cuore», per cui siamo pieni di «io» e non c’è più posto per «Dio», per la sua Parola, per la sua azione in noi. E l’io è facile preda del tentatore.

Credere è custodire la consapevolezza che, sempre e comunque, il Signore è più forte di ogni nostra resistenza e che non permetterà mai che siamo tentati oltre le nostre forze.

L’ultima parola, Parola di salvezza e di misericordia è sempre la sua. Allo spirito impuro dice «Taci».

Solo quando tace veramente il nostro io può parlare davvero Dio!

Non c’è dunque peccato, non c’è tentazione, non c’è schiavitù interiore, non c’è cuore indurito che non possano essere salvati, toccati, redenti e liberati dalla Parola di Gesù.

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