Una rete sociale per seminare speranza a Sant’Elia
L’iniziativa è stata avviata lo scorso anno nel quartiere
È tempo di bilanci nel quartiere Sant’Elia a Cagliari.
Ad un anno dall’insediamento della Rete «Fratelli tutti», fortemente voluta dai Missionari Oblati di Maria Immacolata (OMI), si incominciano a vedere i frutti.
Fanno parte della rete associazioni culturali e sportive, enti del terzo settore e volontari a titolo personale.
Tutto ruota intorno alla parrocchia, una presenza della Chiesa che si fa carico delle problematiche espresse dagli abitanti del quartiere.
Tra i promotori padre Stefano Messina ricorda quanto sia importante «fare bene con il coinvolgimento del Comune e delle istituzioni, agire per l’interesse di una comunità che richiede dei punti di riferimento e un forte segnale di cambiamento».
È una rete che nasce dal basso, per utilizzare al meglio le potenzialità dei singoli cittadini del quartiere e delle associazioni che da anni operano sul territorio e che donano, quotidianamente e ciascuno nel suo campo, il loro tempo, energie e contributi per migliorare il benessere e la qualità della vita degli abitanti, collaborando alla realizzazione di un tessuto comunitario.
Una rete sociale per seminare.
I mali del quartiere sono tanti e cronici: disoccupazione, illegalità, carenza di infrastrutture sociali, salute, istituzioni lontane e burocratiche. In attesa di soluzioni strutturali con la partecipazione indispensabile delle istituzioni, la Rete è attiva e agisce, come un lievito che intende diffondere la speranza. Perché chi si arrende davanti alle difficoltà ha già perso.
Eppure qualcosa si muove: è operativo il Centro di Ascolto Caritas, nato sotto impulso della parrocchia, un orecchio teso ai problemi e una mano concreta nel cercare una soluzione: la bombola per cucinare, un aiuto per la bolletta della luce, un sostegno per i beni di prima necessità, e a risorse economiche esaurite, una condivisione dei problemi o anche solo una preghiera, che male non fa.
Ma non finisce qui. Tanti problemi derivano dalla difficoltà di relazionarsi con gli apparati burocratici delle istituzioni ed ecco che il Centro di Ascolto si pone come facilitatore nei contatti con le Istituzioni, attivando un filo diretto con i Servizi sociali del Comune, l’Agenzia Regionale per il Lavoro, la farmacia, una visita specialistica, il Tribunale, per la richiesta dello Spid o del reddito di cittadinanza, o per richiedere un certificato comunale.
Una rete sociale per seminare.
Tutto questo può trovare soddisfazione nello sportello di patronato che la parrocchia ha attivato con un Ente del Terzo settore, con apertura tre volte alla settimana.
La Rete c’è e funziona.
I problemi non sono risolti ma solo sono posti sul tavolo.
Il prossimo obiettivo: passare da puntello a ciò che non funziona o funziona male ad un’attività coordinata e sussidiaria con le strutture pubbliche.
La Rete custodisce però un sogno: ottenere un Centro Sociale che sia un punto di incontro e di scambio per tutta la comunità civile di Sant’Elia, dove potersi confrontare e crescere culturalmente e socialmente in vista delle soluzioni dei numerosi problemi
Fabio Cruccu
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