Turismo e cultura, possibili vie d’uscita
Turismo e cultura sono i temi al centro del quinto incontro preparatorio che la Conferenza episcopale sarda ha programmato in vista della Settimana sociale del prossimo ottobre a Cagliari.
Un binomio che interroga ma indica anche una possibile via d’uscita dalla situazione di stallo nella quale la Sardegna si trova da troppo tempo.
La recente vicenda giudiziaria della Fluorsid, azienda con sede a Macchiareddu, ripropone l’antico dilemma tra sviluppo e sostenibilità ambientale, la cui possibile soluzione è anche indicata nella «Laudato si’» di papa Francesco: quel documento è la cartina di tornasole su come improntare programmi di sviluppo, i quali, accanto alla necessità di crescita in termini economici e sociali, devono salvaguardare l’ambiente. Le vicende giudiziarie ci dicono che invece sino a oggi, e chissà ancora per quanto tempo, le indicazioni della seconda enciclica di papa Bergoglio sono state ignorate.
L’interrogativo posto dal tema dell’incontro di Olbia è più che mai interessante perché in Sardegna il turismo è essenzialmente legato all’attrattiva naturalistica, che è preponderante, mentre la cultura è forse più un corollario. Paolo Manca, presidente regionale di Federalberghi nell’intervista che vi proponiamo, parla della necessità di mettere a sistema il comparto. Per farlo però occorre che ci sia una programmazione pluriennale, capace di intervenire anche sul sistema viario regionale: abbiamo, ad esempio una media altissima di incidenti spesso per la cattive condizioni della rete stradale, per non parlare del trasporto pubblico interno, sia su gomma che su rotaia, mentre capitolo a parte meritano i collegamenti da e per la Sardegna, sia aerei che navali.
Ci sono poi le strutture ricettive, con i dati forniti nei giorni scorsi dall’assessore regionale del Turismo, Barbara Argiolas, dai quali si evince che il sommerso si aggira sul 50%: significa che su 13 milioni di vacanzieri la metà ha soggiornato in strutture non censite, che sfuggono ai controlli fiscali e che quindi recano danno all’intera economia regionale. È dei giorni scorsi poi la notizia che la Guardia di Finanza ha effettuato un’operazione di contrasto agli affitti in nero in alcune note località balneari isolane.
Quanto poi ai beni storici-ambientali il discorso si fa più complesso. Non abbiamo il Colosseo di Roma né i tesori degli Uffizi di Firenze ma alcuni siti archeologici capaci di attrarre flussi turistici, come quello in crescita esponenziale dei croceristi che sbarcano soprattutto a Cagliari. Se per loro è previsto un servizio speciale di accompagnamento verso luoghi simbolo dell’isola, ad esempio la reggia nuragica di Barumini, per i turisti alloggiati sulla costa il centro della Marmilla diventa irraggiungibile con i mezzi pubblici.
La rassegna «Monumenti aperti», capace di far ammirare i tesori nascosti della città e dei paesi, è la dimostrazione che la domanda di cultura è forte. Si tratta solo di mettere a sistema l’offerta, di investire in forza lavoro sull’Isola e in marketing oltre Tirreno, a patto che fare la vacanza in Sardegna non diventi un salasso.
La stessa Chiesa sarda nell’invitare all’appuntamento di Olbia sottolinea come quello turistico sia un comparto in crescita «che – si legge nell’invito – se ben organizzato a partire da criteri moderni e di alta professionalità, è in grado di offrire nuove opportunità di impiego, in particolare a livello giovanile. La comunità ecclesiale è particolarmente coinvolta nell’ambito della valorizzazione, fruizione e tutela del patrimonio storico-artistico. Questo è, infatti, un settore che individua nell’impresa turistica un partner privilegiato».
Da qui la necessità di mettere a sistema turismo e cultura, cercando anche di contrastare la convinzione, instillata da un ex ministro della Repubblica, che con la cultura non si mangia.
Roberto Comparetti
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