Superare la paura e accogliere gli stranieri Il 20 giugno si celebra la Giornata mondiale del Rifugiato
Nella storia l’uomo per sua natura ha sempre avuto un atteggiamento ostile nei confronti dello straniero. Qualcosa di atavico, un meccanismo di difesa e protezione in seguito stemperato con il principio di ospitalità.
Qualcosa che, a ben vedere, sembra accadere tuttora. I quattro verbi che hanno caratterizzato il discorso del Papa per la Giornata della Pace richiedono la collaborazione della comunità internazionale per accogliere, integrare, proteggere e promuovere i rifugiati, le loro storie e i loro tragici vissuti.
Il fenomeno migratorio, la globalizzazione e la convivenza multietnica sembrano essere le vere sfide da affrontare nell’arco dei prossimi anni.
Occorre pertanto adottare misure efficaci per proteggere la vita, la dignità, i diritti e le libertà di tutti coloro che si trovano in una condizione di bisogno, lontano dai loro Paesi di origine e che si sono lasciati alle spalle tutto per affrontare un viaggio di speranza, di cambiamento e di libertà.
Il 20 giugno si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale del Rifugiato, questo quadro deve essere tenuto bene a mente.
La sezione «Migranti & Rifugiati» del dicastero del Vaticano per lo Sviluppo Integrale e le stesse Nazioni Unite sono concordi sulla necessità di mandare dei segnali positivi e concreti a livello globale, in un difficile periodo per tutti coloro che professano e mettono in pratica iniziative di integrazione e di accoglienza.
Occorre invero favorire i canali umanitari in modo legale e sicuro per i migranti e i rifugiati e, allo stesso tempo – nel documento vaticano – si sottolinea l’importanza di operare per una integrazione locale, bandendo ogni forma di espulsione arbitraria e adoperandosi per l’introduzione di visti di ricongiungimento familiare.
Proteggere significa evitare che tali soggetti deboli cadano preda di traffici di sfruttamento e tratta.
Infine, il verbo «promuovere», dovrà esser inteso non in chiave emergenziale ma progettuale, in un’ottica di lungo periodo, auspicando politiche e normative che vietino lo sfruttamento dei lavoratori minori e che garantiscano la piena libertà religiosa.
Nel 2017, in Italia, gli arrivi via mare sono stati 120mila, un calo netto del 34% rispetto all’anno precedente. Questa riduzione ha certamente interessato anche gli arrivi dei minori stranieri non accompagnati, in calo del 39% rispetto all’anno precedente e attestati a 15.731 (dati Fondazione Ismu, Rapporto migrazioni, 2017).
Secondo i dati del Ministero dell’Interno, aggiornati al 31 maggio scorso, la Sardegna ospita il 2% della distribuzione, per Regione, dei migranti richiedenti asilo presenti sul territorio italiano (la Regione che ne ospita di più è la Lombardia, 15%, seguita, al 9%, da Campania, Sicilia e Lazio).
Quindi, su un totale di 167.739 rifugiati presenti nel nostro Paese, la Sardegna ne ospita 3.974, in netto calo rispetto ai dati del gennaio 2017, quando sul territorio sardo erano presenti 5.668 migranti (oltre il 3% del dato italiano), e solo 77 Comuni supportavano l’accoglienza, su un totale di 377.
Sempre secondo i dati dello scorso anno, la maggior parte dei profughi si trovava nel cagliaritano: ce ne erano 2.283, testimoniando una ripartizione non certo equa. Come è noto, la stragrande maggioranza dei rifugiati proviene dalla Libia con nazionalità in gran parte tunisina, eritrea e nigeriana (Fonte: Dipartimento della Pubblica sicurezza).
Negli ultimi decenni, quindi, anche in Italia, come negli altri Paesi europei, vi è stato un flusso migratorio di bambini, uomini e donne mossi dalla speranza e dalla ricerca di una vita migliore. Qualcuno è andato via, altri si sono fermati.
A questa stabilizzazione si accompagna un processo graduale di inclusione, che deve porre al centro delle iniziative la dignità di ogni persona. Questo accade anche con ottimi risultati nelle piccole comunità, che rappresentano il vero motore pulsante nel processo di integrazione e accoglienza.
Padre Stefano Messina Direttore regionale Migrantes
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