Soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo» Domenica di Pentecoste (ANNO A)

pentecosteDal Vangelo secondo Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

(Gv 20, 19-23)

 Commento a cura di Gabriele Semino

Non è facile parlare dello Spirito Santo, protagonista della Pentecoste. Se Dio è invisibile, lo Spirito sembra ancora più invisibile.

Colpisce molto il contrasto tra la condizione dei discepoli, che il vangelo della liturgia racconta, e le parole di Gesù. I discepoli li vediamo «mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano». Hanno paura dei Giudei, temono. Sono paralizzati, le loro esistenze appaiono congelate.

Gesù invece annuncia: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». È tempo di lasciare la casa con le porte chiuse, di uscire, di andare. Gesù è l’uomo che cammina, come magistralmente racconta Christian Bobin in un delizioso libretto. I discepoli di Gesù sono discepoli dell’uomo che cammina.

Perché avvenga questa uscita, questa Chiesa in uscita di cui anche oggi sentiamo il bisogno e il desiderio, è necessario il dono dello Spirito Santo. È lui che ci conforma a Gesù Cristo, che ci fa mettere i piedi nelle impronte lasciate dalla sua vita.

Questo Spirito, che sembra ancora più invisibile dell’invisibile, è concreto come nient’altro al mondo. Apre le porte, ma ancora di più i cuori. Dà vigore alle gambe, ma ancora di più alla testimonianza di vita. Rafforza la certezza della fede nel Signore Risorto, componendola con la fragilità umana del peccato, per cui chiedere perdono (se fatto) e perdonare (se subìto).

A chi dice che nella vita non cambia niente, che le persone non cambiano, lo Spirito ribatte trasformando i discepoli di quel tempo e di questo tempo. Provare per credere o, meglio, credere per provare.

Il dono dello Spirito, come ci viene raccontato in questa domenica, trasforma un gruppo impaurito e rinchiuso in uno missionario e gioioso. Persone che provenivano da esperienze di vita semplice, forse anche culturalmente povere, che diventano annunciatori credibili, efficaci, persuasivi. Proprio lo Spirito Santo (e non tanto la sapienza umana) ha rinnovato cuori, pensieri, parole per vivere la missione in uscita.

Sempre nel racconto di questa domenica, appare come lo Spirito doni una misura smisurata. I discepoli parevano ebbri, come eccessivi, fuori misura. Lo Spirito è Amore, e chi è innamorato vive al di là delle misure della convenzione. L’amore di Dio è smisurato. Così anche l’amore di chi ama Dio è smisurato, se è vero amore di Dio.

Scelgo due particolari ancora che appaiono importanti, tra i tanti. Gesù risorto dona la pace: «Pace a voi!». Il presupposto della missione è la pace, l’armonia interiore, dare il giusto posto a tutto ciò che si vive. Lo Spirito Santo diventa allora il criterio per valutare ciò che si vive, un criterio di pace, rocciosa e tenerissima allo stesso tempo.

Infine appare il riferimento al perdono: «A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». In modi diversi tutti coloro che sono figli di Dio e hanno ricevuto lo Spirito Santo ricevono questa missione di perdono. Il perdono offerto e chiesto porta alla riconciliazione, a conciliare nuovamente gli uomini e le donne con Dio e tra loro. La pace che il Signore risorto dona è sempre a rischio e il perdono ha la capacità di ritrovarla.

Lo Spirito è creatore, anima tutto ciò che vive, e attraverso il perdono è ricreatore, ricostruisce ciò che è distrutto. Se lo Spirito soffia, secondo la ben nota e felice immagine del vento che gli viene attribuita, forse non è nemmeno così difficile accoglierlo. Basta uno spiraglio aperto: quel vento che è lo Spirito entrerà per rinnovare ogni realtà, oltre le nostre speranze.

Buona Pentecoste, che sia questa novità smisurata per ognuno, ognuna di noi.

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