Si facevano battezzare nel fiume Giordano
II Domenica di Avvento (Anno B)
Dal Vangelo secondo Marco
Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaìa:
«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Commento a cura di Marco Placentino IdR e studenti dell’I.I.S.S. L. Einaudi – G. Bruno di Muravera
«Tu scendi dalle stelle…», così inizia la famosa canzone natalizia, composta da Sant’Alfonso Maria de Liguori, che annuncia il concretizzarsi di un’attesa, l’Attesa, «preparata» da secoli.
Spesso siamo convinti di poter accogliere questo Dono con le mani in mano e il naso all’insù, sollevati quasi da ogni responsabilità, dimenticandoci che il Signore che viene a rinnovare i nostri cuori ci pone anzitutto un invito: Colui che «sta alla porta e bussa» (cfr. Ap 3,20) rispetta la nostra libertà e attende un nostro «Sì», un corrispondere alla sua Grazia, sperimentando la vera Gioia che non può essere trattenuta gelosamente ma donata e condivisa.
Ecco dunque l’urgenza del «preparare la via del Signore» nei nostri cuori e in coloro che incontriamo lungo il cammino.
Il Vangelo di questa domenica ci esorta a riflettere sul nostro essere testimoni credibili del Signore; vorrei oggi soffermarmi sul ruolo dei formatori e docenti cattolici.
Poniamoci alcune doverose – e per nulla scontate – domande, che possano aiutare a «raddrizzare la via»: con le mie opere sto comunicando Cristo o me stesso?
Sto realmente «preparando la via del Signore» o esclusivamente la mia?
Chi sono per me i giovani a me affidati?
Mi stanno realmente a cuore?
Come Insegnante di Religione (IdR) mi capita spesso di ascoltare le confidenze e i desideri degli studenti sui professori: «Dovrebbero chiederci più spesso “come state?”», «Non siamo numeri sul registro, voti o “recipienti” da riempire il prima possibile così da finire in tempo il programma».
È la sincerità tagliente e profetica dell’adolescente, che ancor prima di una lezione perfettamente preparata nota in modo lampante se chi sta parlando la stia anzitutto vivendo.
In fin dei conti la loro non è altro che una richiesta basilare: essere ascoltati, accolti e considerati, in un’età peraltro caratterizzata da vette e cadute, sconfitte e traguardi.
Mi viene ancor più da chiedermi: come docente di Religione sto realmente portando l’autentico Volto d’Amore di Dio nella scuola?
Si coglie allora la preziosità della «testimonianza di vita cristiana» (can. 804 Dir. Can.), richiesta agli IdR, garanzia che al contempo responsabilizza a un’attenzione ancor più significativa che ponga realmente al centro lo studente, anche quando gli IdR sono chiamati a essere «voce che grida nel deserto», mostrando ai giovani l’altro lato della medaglia, docenti sinceramente impegnati nell’edificazione del loro futuro, pronti a proteggere e incoraggiare i loro sogni.
Ogni docente è chiamato dunque a «preparare la strada», innalzando valli, abbassando monti e colli, aiutando concretamente gli studenti a superare ogni ostacolo perché possano realizzarsi secondo il loro cuore.
Il formatore cristiano è chiamato inoltre a spronare i giovani a essere «voci che gridano nel deserto», voci «fuori dal coro», ad andare evangelicamente controcorrente, come proposte viventi per i loro coetanei della bellezza del Vangelo vissuto nella quotidianità, perché seminino la Gioia autentica fra le nuove generazioni.
In questo cammino d’Avvento chiediamo al Signore di diventare messaggeri fecondi che «preparino la strada» alla Sua venuta, formatori/collaboratori operosi che infondano la Sua Luce e la sua Consolazione (cfr. Is 40,1), perché «ogni uomo possa vedere la salvezza di Dio!» (cfr. Lc 3,6).
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