Sette candidati si contendono la guida della Regione Breve panoramica sugli aspiranti alla Presidenza della Giunta

Una poltrona per sette candidati. Il prossimo inquilino di Villa Devoto, la sede istituzionale della Regione Sardegna, sarà scelto tra quanti hanno presentato la propria candidatura per succedere al presidente uscente Francesco Pigliaru.

La partita verso Villa Devoto vede in campo, per la prima volta, il Movimento 5 Stelle.

Il suo candidato è Francesco Desogus, funzionario alla biblioteca metropolitana di Villa Clara, incoronato dagli iscritti alla formazione politica nel corso del secondo turno delle cosiddette «regionarie», dopo il passo indietro dell’ex sindaco di Assemini Mario Puddu, inizialmente scelto dalla base del Movimento.

«Ci rivolgiamo direttamente ai sardi – ha sottolineato il candidato a Radio Kalaritana – e chiediamo a tutti di sostenerci perché noi siamo alternativi alle coalizioni che finora hanno governato la nostra Sardegna».

In campo c’è anche il sindaco di Cagliari e primo cittadino della Città metropolitana Massimo Zedda.

A suo sostegno è stata creata la coalizione «Progressisti di Sardegna» composta da otto liste che gravitano intorno al centrosinistra e cioè Partito democratico, Liberi e Uguali Sardigna, Progetto comunista Sardegna, Cristiano popolari e socialisti, Noi la Sardegna con Massimo Zedda, Campo progressista Sardegna, Sardegna in comune e Futuro comune con Massimo Zedda.

Partiti consolidati e liste civiche tentano dunque di mantenere il centrosinistra al governo della Regione Sardegna, pur con netti distinguo, soprattutto in merito alle politiche sanitarie, rispetto agli scorsi cinque anni.

Rifondazione Comunista, Pci e Sinistra Sarda hanno deciso di non aderire all’ampio schieramento di centrosinistra, e sono in lizza alle regionali con Vindice Lecis, giornalista e scrittore.

Tra le decisioni che portano alla nascita di questo schieramento, marcatamente di sinistra, c’è la ferma opposizione al centrosinistra rappresentato, in questi cinque anni, dalla giunta Pigliaru.

Le posizioni della coalizione sono dunque all’insegna della strenua difesa dell’ambiente e di politiche più efficaci sul fronte del turismo.

«Siamo scesi in campo – afferma il candidato governatore Lecis a Radio Kalaritana – perché i Progressisti di Sardegna non rappresentano i valori fondativi della sinistra e, in particolare, di quella sarda. Non potevamo presentarci con i sostenitori del sì al referendum costituzionale».

Il centrodestra invece tenta di amministrare nuovamente la Regione candidando Christian Solinas. Segretario del Partito Sardo d’Azione e senatore, è stato tra i fautori del matrimonio tra il suo movimento e la Lega di Matteo Salvini.

Ben undici, un vero record, le liste che lo appoggiano nella scalata a Villa Devoto. Su di lui convergono Forza Italia, Fratelli d’Italia, Riformatori Sardi, Unione di Centro, Partito Sardo d’Azione, Lega, Fortza Paris, Energie per l’Italia, Unione democratica sarda, Sardegna 20Venti e Sardegna Civica.

Non ha aderito alla coalizione di centrodestra, nonostante i suoi trascorsi da deputato eletto tra le fila di Forza Italia, l’ex presidente Mauro Pili, l’unico in campo tra quanti hanno già guidato, negli anni precedenti, l’amministrazione regionale.

Questa volta il leader di Unidos si presenta con la lista Sardi liberi, un movimento che si presenta al giudizio delle urne con una spiccata vocazione autonomista.

«Siamo gli unici a poter difendere la Sardegna – afferma il suo leader Mauro Pili a Radio Kalaritana – perché non ci sono legami e apparentamenti con i partiti italiani che hanno reso la nostra Isola una colonia. Hanno imposto un livello di subordinazione rispetto allo Stato italiano che ha negato la Sardegna e i suoi diritti».

Si smarca invece dal centrosinistra, con il quale si era presentato alla scorsa tornata elettorale, il Partito dei Sardi.

La formazione indipendentista si presenta alle urne con il suo segretario Paolo Maninchedda, scelto attraverso le primarias con la quale è stata chiamata a raccolta la base del movimento.

Da tempo critico rispetto alle scelte fatte dal centrosinistra, il Partito dei Sardi ha accentuato la sua vocazione autonomista e si propone all’elettorato come ideologicamente alternativo agli altri schieramenti in campo.

E propugna anch’esso formule marcatamente indipendentiste la formazione Autodeterminatzione, nel quale sono confluiti alcune storiche sigle dell’autonomismo nostrano. Il movimento candida il funzionario Andrea Murgia e si presenta per la prima volta al giudizio dell’elettorato.

«Parliamo di speranza e non agitiamo paure – afferma il leader ai microfoni di Radio Kalaritana – e pensiamo che una Sardegna indipendente e autonoma sia una conquista».

Andrea Pala

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