Il seme cadde sul terreno sassoso e germogliò subito XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)
Dal Vangelo secondo Matteo
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
(Forma breve Mt 13,1-9)
Commento a cura di Piergiacomo Zanetti
Se dovessi sintetizzare il Vangelo di oggi in una frase, la esprimerei così: quale consapevolezza abbiamo delle nostre azioni? Da dove, da quale terreno nascono?
I semi (non solo uno) vengono gettati sul terreno. Sono le parole buone (di Dio) che ascoltiamo e che abbiamo ricevuto lungo l’intera esistenza. E che ancora oggi quotidianamente riceviamo.
La nostra vita è il terreno: è un terreno composto da diverse parti. Ci sono i sentieri, le parti rocciose e poi quelle coi rovi e le spine. Infine il terreno buono, che ritengo sia quello più abbondante, la maggioranza. Siamo fatti infatti a immagine di Dio!
I sentieri sono quegli aspetti della nostra esistenza dove si procede senza nemmeno mettersi più in discussione. Sono un «abitus». È la parte incallita, non necessariamente viziosa. È quella parte di routine. Camminiamo senza metterci in discussione: non c’è spazio per domande. Quindi non può spuntare niente. Anzi, è dove la parola ricevuta rimbalza, e addirittura viene portata via. Sono il terreno che spreca la semente, che spreca ogni parola nuova e buona che arriva, ogni cambiamento. Non c’è tempo per esso: abbiamo sempre fatto così, e così continueremo a fare! È un terreno che non solo non sa custodire, ma rischia di giocare a favore dell’avversario. Nutre i rapaci.
Ecco poi la parte di terreno identificata con i sassi e la poca terra. È il terreno dell’entusiasmo, dell’euforia. Nascono le molte, se non tutte, iniziative buone che vengono alla mente e colpiscono. Sono come l’espressione della giovinezza, dove vince l’entusiasmo ma manca il discernimento, la sapienza e l’esperienza della vita. Ci si è buttati per lo più in modo incoscientemente e a capofitto dietro a quella intuizione, senza prima averla ponderata e vagliata. Senza averne visto anche le difficoltà possibili. Terminato l’entusiasmo e la spinta iniziale, subentra la difficoltà, e la piantina della nostra azione muore. Si esce da questa situazione solo facendo memoria e riflettendo prima di agire.
Il terreno coi rovi sono quei terreni occupati da altri. Altri che soffocano ogni iniziativa. Non si riesce a fare niente perché le preoccupazioni e le ansie nostre e altrui affossano ogni progetto. Sebbene la parola sia entrata nella terra non riesce proprio a germogliare. Non vede la luce. Le spine e i rovi non sono la terra, ma vi stanno sopra, sfruttandola e opprimendola. Anche solo per la loro propria incompetenza, e con la loro voglia di sopraffazione. Oppure per paura di essere abbandonati. A loro non interessa del seme, anzi, in ogni caso lo fanno morire. Aiuta in questo caso riconoscere i rovi, così da uscire dall’ingenuità.
Infine il terreno buono, dove il seme è entrato in profondità. È compreso. Ecco qui il centro della parabola: a quale profondità è entrata la parola nella terra della tua coscienza? Quanto l’hai compresa e maturata a fondo, quanto ne ha scoperta e gustata la portata? Cosicché l’azione che nasce è vera e forte, semplice e feconda. Se la parola di Dio ascoltata in chiesa ogni domenica o quotidianamente non viene compresa a fondo, custodita e fatta propria, e infine seguita. Se a essa non diamo fiducia e attenzione, non porterà frutto! Ma se «per sbaglio» dovesse capitare che venga compresa e vissuta, stanne certo che porterà frutto nella tua vita e alla tua intera esistenza.
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