Sei anni vissuti insieme a Papa Francesco Il 13 marzo del 2013 iniziava il Pontificato di Jorge Maria Bergoglio

Era il 13 marzo del 2013 quando dalla loggia delle benedizioni in San Pietro il cardinal Jean-Louis Pierre Tauran annunciava il nuovo Papa, dopo le storiche dimissioni di Benedetto XVI: l’argentino Jorge Mario Bergoglio, «qui sibi nomen imposuit» «Franciscum».

Un nome, un programma, pienamente attuato finora, con quella testardaggine nel preferire i poveri, gli ultimi, i più deboli, a costo, come ci ha detto qualche settimana fa don Vasco Paradisi, di essere etichettato come un «Papa comunista».

Francesco, 266mo papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma,  da subito con quel «Fratelli e sorelle, buonasera», ha dato l’idea della sua cifra distintiva: la vicinanza alla gente, che poi è stata riconosciuta da tutti.

Nato nel 1936 in una famiglia di origini piemontesi e liguri, è il primogenito dei cinque figli, ha lavorato per diversi anni fino al 1958 quando decide di entrare nella Compagnia di Gesù, e nel 1969 viene ordinato a Buenos Aires

Nel 1992 viene nominato Vescovo da San Giovanni Paolo II.

Lo stesso papa Wojtyla lo crea Cardinale nel Concistoro del 2001.

Durante il suo impegno come Vescovo ha scelto uno stile di grande semplicità, spostandosi con mezzi pubblici e rinunciando a vivere nella sede episcopale, abitando in un appartamento dove cucina da solo i pasti.

Nel Conclave del 2005, quello che eleggerà Benedetto XVI, è tra i possibili eletti.

Nel 2013 la scelta dei cardinali in Conclave e l’elezione a Pontefice.

Nel corso del suo pontificato numerose le scelte che lo hanno mostrato come segno di contraddizione: dal trasferimento a Casa Santa Marta, lasciando il Palazzo Apostolico, all’utilizzo di utilitarie per gli spostamenti nel corso delle sue visite.

La scelta preferenziale di luoghi lontani dal potere per i suoi primi viaggi apostolici: Lampedusa e Cagliari.

La riforma della Curia, quella dello Ior, la riforma del Codice Penale vaticano, quella economica della Santa Sede, della pena di morte nel catechismo. Il grande impegno per la pace, specie in Siria, la tutela dell’ambiente, la lotta alla pedofilia e ai comportamenti sessuali inappropriati nel clero, solo per fare alcuni accenni.

La sua spasmodica attenzione alla vicenda dei migranti, per i quali si è sempre speso a costo di essere bersaglio continuo, anche dei potenti della Terra.

I viaggi apostolici in sette nazioni del Vecchio Continente, 26 quelli intercontinentali, decine le visite nelle diocesi italiane.

Sul fronte del Magistero due importanti encicliche come «Laudato sii» e «Lumen Fidei». Le Esortazioni Apostoliche quali «Evangelii Gaudium»  «Amoris Laetitia» e «Gaudete et Exsultate».

La riforma del processo canonico con il Motu proprio «Mitis et Misericors Iesus» che tanto ha fatto e continua a far discutere.

Per la Sardegna e per la diocesi di Cagliari a Francesco si lega la visita del 22 settembre del 2013, prima diocesi visitata in maniera ufficiale.

In quell’occasione sollecitò  a fare qualcosa per il lavoro in Sardegna. Dopo 4 anni la Chiesa italiana programmò a Cagliari la 48ma settimana sociale dei Cattolici italiani, proprio su tema del lavoro.

Non c’è occasione nella quale Francesco non continui a chiedere con insistenza la priorità ai deboli, la preghiera e la lontananza dalla mondanità, preferendo uno stile sobrio.

In sei anni Francesco è stato questo e molto altro.

Per ora GRAZIE Francesco.

Ad multos annos.

Roberto Comparetti

 

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