Sant’Eusebio: evangelizzazione e promozione umana

La parrocchia cagliaritana celebra la 65ma festa patronale

Un quartiere, una parrocchia, una comunità di credenti che nei giorni festivi celebra l’Eucaristia e in quelli feriali si fa carico dei problemi sociali, collettivi, soprattutto dei giovani e dei poveri. A Cagliari è sempre stato così. Un copione collaudato che i vescovi consegnano a tutti i parroci. Sacro e profano hanno camminato insieme nella parrocchia di Sant’Eusebio, che in questi giorni festeggia per la 65ma volta il patrono.

A metà degli anni Settanta del secolo scorso il programma della Chiesa italiana era «Evangelizzazione e promozione umana».

Alle pendici del colle di «Santu Miali» e a Is Mirrionis un binomio applicato automaticamente fin dalla fondazione della parrocchia, 15 dicembre 1958 . «La chiesa  tra le case, “la fontana del villaggio” di  san Giovanni XXIII, non è il bancomat che distribuisce servizi sacri a richiesta, ma una comunità – dice don Davide Meloni, al terzo anno d’impegno all’ombra del castello di san Michele – che vuole  incarnare il messaggio evangelico nella vita  di tutti i giorni della sua gente. Non  possiamo girare la faccia di fronte ai problemi dei giovani, dei bambini, delle famiglie, alle difficoltà degli anziani, alle povertà  di molti residenti. Si cerca di contribuire, nei limiti delle nostre forze, a risolvere alcuni problemi con risvolti socio-educativi». 

Che non mancano in un territorio formato da tre parrocchie (Sant’Eusebio, SS.Pietro e Paolo e San Massimiliano Kolbe), nel quale risiedono complessivamente circa 15 mila abitanti (16% in meno rispetto al 2002), età media 50,5 anni, cui devono aggiungersi i 1658 residenti intorno a «Villa Doloretta» in via Jenner.

Un obiettivo pastorale e socio religioso perseguito fin dal dicembre 1958,  quando monsignor Botto affida la comunità al primo parroco, don Francesco Alba (32 anni) di Villasalto, consegnandogli un magazzino, dove per 4 anni si celebra la Messa, che «ha un’aria desolata di catacomba – scrive Francesco Alziator – e i fedeli sembrano ancora catecumeni».

In questi locali d’emergenza, recuperati sotto i palazzi  dell’Ina Casa di via Is Mirrionis,  sono nati  la scuola  materna «Sorriso e canto», la  polisportiva «Aldo Marcozzi», il volontariato vincenziano.

Con il trasferimento definitivo nell’attuale sede di via Piovella, la parrocchia di Sant’Eusebio allarga i confini dell’impegno sociale: tre squadre di calcio (giovanissimi, allievi, juniores) nei tornei Centro Sportivo Italiano, una formazione nei campionati regionali e nazionali di tennis tavolo, cinema e teatro  parrocchiale (con rappresentazioni affidate ai «Fratelli Medas»), conferenza vincenziana, promossa da Salvatore Cara e Antonio Falciani («pezzi da novanta» del cattolicesimo cagliaritano degli anni Cinquanta) e presieduta da Erminio Zanda, scuola di dattilografia, ripetizioni estive per  studenti delle scuole medie inferiori e superiori, volontariato vincenziano, gruppo folk.

Un impegno che in modi diversi e con strumenti moderni  continua ancora oggi con Caritas, «Centro di ascolto», Teatro Sant’Eusebio, biblioteca e i suoi laboratori, Grest giovanissimi, attività anziani, solo per citarne alcuni. «Il quartiere – dice don Davide – starebbe meglio se le istituzioni riservassero più attenzione a una zona con tanti problemi, ma anche ricca di notevoli potenzialità. Tre campi di padel e uno di basket, in fase di completamento, rappresentano l’ulteriore contributo della parrocchia al quartiere».

Mario Girau

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