Rigenerare democrazia

Trieste ha ospitato la 50ma edizione delle Settimane Sociali dei Cattolici in Italia

(Foto Siciliani-Gennari/Sir)

Non è difficile definire «storica» l’edizione delle Settimane Sociali dei Cattolici in Italia che si è appena conclusa a Trieste.

Dal 3 al 7 luglio le relazioni offerte dal palco del Centro Congressi sul tema «Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro», si sono intrecciate con le esperienze di solidarietà presentate negli stand situati nelle piazze della città e con i dibattiti che vi si svolgevano, con lo scopo di riflettere, dialogare, incontrare a partire dall’esperienza viva della partecipazione della comunità cristiana alla vita del paese.

E poi i discorsi, davvero memorabili, del Presidente della Repubblica e del Papa, quasi a incarnare quanto ha detto da quest’ultimo dopo l’Angelus: «Come cristiani abbiamo il Vangelo, che dà senso e speranza alla nostra vita; e come cittadini avete la Costituzione, “bussola” affidabile per il cammino della democrazia».

Il Vangelo e, grazie a Dio, questa Costituzione.

E se il Presidente Mattarella ha parlato della «difficoltà, e a volte persino un certo affanno, nel funzionamento delle democrazie», per Francesco «nel mondo di oggi la democrazia, diciamo la verità, non gode di buona salute», giungendo ad affermare che «possiamo immaginare la crisi della democrazia come un cuore ferito». Come ci interpella questa «ferita»?

Delle tante questioni sollevate in queste intese giornate vorrei soffermarmi (per adesso) solo su due.

Il Santo Padre ci ha richiamati a non accontentarci di una «fede marginale, o privata» e a lasciarci muovere da un amore capace di incidere profondamente nella terra della vita personale e sociale, da una carità che permette alla politica di essere all’altezza delle sue responsabilità e di uscire dalle polarizzazioni, che immiseriscono e non aiutano a capire e affrontare le sfide. Interessarci al bene comune è per noi questione di fede e di carità.

Nell’Esortazione apostolica «Evangelii Gaudium», Francesco offre una sintesi mirabile: «Il kerygma possiede un contenuto ineludibilmente sociale: nel cuore stesso del Vangelo vi sono la vita comunitaria e l’impegno con gli altri. Il contenuto del primo annuncio ha un’immediata ripercussione morale il cui centro è la carità».

I principi sociali della Chiesa non dipendono da una filosofia o da una opzione politica ma sono implicazioni necessarie dell’annuncio del Vangelo, il cui cuore è l’esperienza di un amore che non può non avere conseguenze per la vita della persona e della comunità.  

Francesco ha richiamato la necessità che la democrazia custodita e sviluppata dalla partecipazione di cristiani capaci di «organizzare la speranza» e di «organizzare anche la pace e i progetti di buona politica che possono nascere dal basso».

Per promuovere la dignità della persona e il bene comune occorre promuovere l’azione solidale e creativa della famiglia, dei gruppi, delle associazioni, del volontariato, delle realtà territoriali, delle parrocchie, in breve di tutte le espressioni aggregative alle quali le persone danno vita.

La novità sociale viene da un faticoso coordinamento delle scelte individuali di responsabilità sociale (quelle che portano in sé la cura del bene dell’altro e l’orizzonte del bene comune), dall’azione di soggetti reali che abitano lo spazio pubblico, dalla lungimiranza di azioni pubbliche di garanzia, guida, sostegno e, se serve, di supplenza.

Di tutto questo e di molto dovremo riabituarci a parlare tra noi e con noi anche a Cagliari e in Sardegna. 

+ Giuseppa Baturi- Arcivescovo

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