Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!
I Domenica di Avvento (Anno B)
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento.
È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
Da questa domenica sarà il professor Marco Placentino insieme agli alunni dell’Istituto superiore di Muravera a commentare il Vangelo. Grazie al gruppo sinodale della Casa circondariale di Uta per il servizio reso nelle ultime settimane.
Commento a cura di Marco Placentino IdR e gli studenti dell’I.I.S.S. L. Einaudi G. Bruno di Muravera
Invitare allo «stare attenti», declinato al mondo della scuola, può apparire alquanto scontato se ci si limita a classificarlo come un mero «non perdere nulla» della lezione proposta dal docente.
Al contempo, parlare di «attenzione», nel mondo adolescenziale, può richiamare facilmente uno stare desti «a compartimenti stagni», volutamente pilotato dal frastuono generale che, in maniera subdola, cerca di portare tutti verso un modo di pensare, e di considerarsi, omologato.
Come docente di Religione Cattolica ho a che fare quotidianamente con qualche centinaio di studenti, tra i 14 e i 18 anni, giovani che si stanno affacciando alla vita, pieni di speranze e desideri, di energia e carica, pronti a mettersi in gioco, con la naturale propensione – indispensabile alla loro età – a fare il passo più lungo della gamba verso nuove avventure.
Eppure, nonostante questa vita «piena» e frenetica, dove si fa a gara a chi aggiorna di più i profili social con feste, viaggi, grandi sorrisi, come se non ci fosse neanche il tempo per gustare l’esperienza vissuta ma solo di postare la notizia il prima possibile, sono spesso convinti che la felicità non esista, e lo dicono «assetati», con tristezza e sfiducia, che velatamente grida la ricerca di «qualcosa di più»…non sarà forse, in filigrana, il desiderio esistenziale dell’incontro con Colui che è Sommo Bene di cui parla il Vangelo di questa domenica?
Ecco allora l’importanza del vegliare, di ricalibrare il tiro davanti a una vita forse un po’ troppo satura di esperienze senza spessore, che si accontenta di una felicità epidermica e senza radici, che porta a un’attenzione – per usare un’immagine natalizia – da «luminaria a intermittenza», a un interesse frammentario.
Non si pensi però che tale «assopimento selettivo» sia frutto esclusivo delle scelte azzardate dei giovani. Spesso ci troviamo davanti a studenti immersi in vite già preconfezionate da parte delle famiglie, scombussolati dalla fretta di ritmi invivibili, concorsi a cui partecipare e gare da vincere, aventi come unico scopo lo sgomitare quanto più possibile per raggiungere «i primi posti» nella società, considerando secondari e ininfluenti le propensioni e i sogni personali.
Quante volte mi è capitato di sentir dire agli studenti: «È davvero questa la mia strada?».
Si coglie dunque l’urgenza dell’evangelico invito a «guardare con attenzione», ad avere il coraggio di fermarsi per mettere a fuoco, con uno sguardo realmente «desto», per saper cogliere la Bellezza che vuole incontrarci e riempirci di Gioia.
Insegnando Religione, avendo fra i miei studenti anche non cattolici, agnostici, atei, induisti ecc., mi rendo conto di quanto l’invito di Gesù al vegliare sia realmente rivolto a tutti, di quanto il desiderio d’Infinito sia radicato nel cuore dell’uomo, e di quanto sia gratificante vedere un giovane – che ha vigilato con sguardo attento – ritrovare la speranza e la certezza che la felicità vera può e debba essere raggiunta.
Spesso mi soffermo a riflettere con gli studenti su una frase di Henry David Thoreau: «Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza e in profondità e assaporare tutto il midollo della vita, sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire in punto di morte che non ero vissuto». che sia un augurio d’inizio Avvento per ciascuno di noi, per vigilare con sguardo attento, per eliminare il sonno «che non è vita”», per non essere «viaggiatori distratti» ma assaporare il midollo della quotidianità, non da «eredi assopiti» ma come figli amati, perché «siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani» (Is 64,7), desiderosi d’incontrare il Signore che viene.
Buon Avvento!
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