Portare il Vangelo tra le pieghe della vita
«Nell’Anno della Misericordia, ogni famiglia cristiana possa diventare luogo privilegiato di questo pellegrinaggio in cui si sperimenta la gioia del perdono. Il perdono è l’essenza dell’amore che sa comprendere lo sbaglio e porvi rimedio». Le parole di papa Francesco in occasione del Giubileo della famiglia, celebrato a livello universale a Roma lo scorso dicembre, aiutano ad approfondire anche il messaggio dell’appuntamento giubilare regionale del 19 giugno.
La famiglia è luogo di misericordia, ricordava il Papa nella stessa occasione, perché all’interno di essa «ci si educa al perdono» e «si ha la certezza di essere capiti e sostenuti nonostante gli sbagli che si possono compiere».
Il tema del Giubileo regionale della famiglia, incentrato sulla misericordia, offre l’occasione di approfondire l’insegnamento del Santo Padre su questi aspetti e due immagini possono aiutare a comprenderlo meglio.
La prima immagine viene dall’intervista del 2013 con padre Antonio Spadaro ed è quella della Chiesa come «ospedale da campo». In quel dialogo il Papa spiegava «che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscalda-re il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità». «Io vedo la Chiesa – proseguiva il Santo Padre – come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi po-tremo parlare di tutto il resto».
La seconda immagine la possiamo prende-re da una canzone di Giorgio Gaber. In un tempo dominato dal massimalismo ideologico – siamo negli anni settanta – lui celebrava il primato della persona: «Se sapessi parlare di Maria, se sapessi davvero capire la sua esistenza avrei capito esattamente la realtà» (Chiedo scusa se parlo di Maria, 1973).
Per papa Francesco la Chiesa unisce alla chiarezza dottrinale l’attenzione alla per-sona concreta (la «Maria» della canzone di Gaber), riuscendo a mostrare «l’indefettibile amore misericordioso di Dio verso le famiglie, in particolare quelle ferite dal peccato e dalle prove della vita, e insieme proclamare l’irrinunciabile verità del matrimonio secondo il disegno di Dio» (Discorso alla Rota Romana, 22 gennaio 2016). Questo atteggiamento è quello che il Santo Padre ha chiamato «realismo evangelico» nel recente discorso di apertura del Convegno ecclesiale di Roma, dedicato all’approfondimento del tema della famiglia alla luce dell’esortazione apostolica postsinodale «Amoris laetitia»: «Nulla è paragona-bile al realismo evangelico […] che va sempre oltre e riesce a vedere dietro ogni volto, ogni storia, ogni situazione, un’opportunità, una possibilità. Il realismo evangelico si impegna con l’altro, con gli altri e non fa degli ideali e del “dover essere” un ostacolo per incontrarsi con gli altri nelle situazioni in cui si trovano. Non si tratta di non pro-porre l’ideale evangelico, […] al contrario, ci invita a viverlo all’interno della storia, con tutto ciò che comporta. E questo non significa non essere chiari nella dottrina, ma evitare di cadere in giudizi e atteggia-menti che non assumono la complessità della vita».
Il messaggio di papa Francesco è chiaro e impegnativo, alle comunità cristiane e a ciascun fedele spetta il compito di portarlo avanti tra le pieghe della vita ordinaria.
Roberto Piredda
© Copyright Il Portico