«Non hanno vino» disse la Madre a Gesù II Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Da questo numero sarà don Carlo Rotondo, animatore del Seminario regionale, a commentare il Vangelo domenicale. Il grazie a Matteo Vinti per il servizio reso nelle ultime settimane.
Commento a cura di Carlo Rotondo
Intanto un caro saluto a voi lettrici e lettori de «Il Portico». Spero di cuore che, attraverso queste righe, possa aiutarvi a gustare la Parola: io la penna, Dio la mano e i nostri cuori … la carta.
Celebriamo la II Domenica del Tempo Ordinario. Dopo il benestare del Padre nel Battesimo per mano del cugino Giovanni (della serie «Al Mio via scatena… il Paradiso!»), Gesù inizia la sua missione. Un esordio incredibile, suggestivo, pieno di luce e di significato: «Vi fu un festa di nozze in Cana di Galilea». Siamo lontanissimi da Gerusalemme dove c’è il tempio, il cuore di Israele.
Gesù inizia dalla periferia il suo cammino di salvezza. Il tempio sarà il punto d’arrivo non di partenza: un dettaglio importante per i nostri progetti e per le nostre strategie pastorali di evangelizzazione. La prima cosa che fa Gesù ci lascia senza parole: partecipa ad un festa. La fede innanzitutto non è partecipare ad un rito ma accogliere l’invito ad una festa. E a questa festa ci sono tutti, ma proprio tutti: Gesù, la Madre, i discepoli, la gente. Anzi un’assenza c’è e si nota: manca il rabbino (il prete) che ha celebrato le nozze. Di lui nel testo non si parla. Forse è ancora impegnato a sparecchiare e rimettere in ordine i paramenti. Forse è ancora immerso a studiare i libri sacri per la prossima predica. Peggio se sta ancora contando i soldi dei cestini delle offerte. E si perde la festa! Mestierante del sacro si perde l’incontro con Dio e con gli uomini alla festa di nozze. Esperto di un Dio che non ha incontrato. Conoscitore di parole e ignorante di Parola. Fenomenologia della Religione senza esperienza di fede. E la festa ha inizio anche senza di lui.
Ci può essere un momento nella festa dove gli eventi possono prendere una piega drammatica: viene meno il vino. Come non pensare alla nostra vita? Quando viene meno il vino della salute, il vino dello stare insieme in famiglia, il vino della pace tra fratelli e sorelle, il vino dell’entusiasmo nel fare le cose, il vino della sicurezza di un lavoro. È la fine della festa? No! Quando tutto sembra perduto e quando si sta per dichiarare il fallimento della festa entra in gioco il fascino e la bellezza, al femminile, di una donna e di una madre, Maria: «Non hanno vino». È attenta Maria, non urla, sussurra. Più che alle orecchie di quel figlio, così speciale, si accosta al suo cuore. Non spreca parole e nemmeno chiede, constata: manca il vino, festa a rischio. Lascia al figlio il peso di risolvere il problema. Meravigliosa donna, stupenda madre. Gesù tenta di resisterle ma lei col suo fascino dà l’affondo finale: «Qualsiasi cosa vi chieda fatelo». È la resa. Perché neanche Dio sa resistere alla bellezza di chi ha fede. A ben vedere, in realtà, è Dio che fa tutto quello che Maria le chiede. Ecco il vero, autentico, grande miracolo delle nozze di Cana. Non l’acqua trasformata in vino ma un Dio che si trasforma in un innamorato, capace di piegarsi alla bellezza e al fascino di Colei che è beata perché ha creduto. In conclusione solo l’amore con cui crediamo trasforma tutta la nostra vita in una meravigliosa festa di nozze. Credere.. per vedere.
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