Mia figlia era innamoratissima di Dio Parla Leonardo Tronci, il padre della futura beata, descrivendo Simona come uno dono non solo per la famiglia ma per tutti quelli che l’hanno conosciuta
Leonardo Tronci è il papà di Simona, la giovane per la quale si è chiuso la fase diocesana del processo di beatificazione aperto nel 2003 dall’allora arcivescovo Ottorino Pietro Alberti.
Per papà Leonardo Simona aspirava a una vita semplice, pienamente realizzata nella vocazione alla famiglia vissuta come occasione di donazione a Dio, ma si dovette arrendere a un male incurabile a soli 24 anni.
Quali sono le sensazioni una volta chiuso il processo diocesano di beatificazione, a distanza di trentadue anni dalla scomparsa di Simonetta? Qual è il suo stato d’animo oggi?
Mi sento di ringraziare il Signore, perché considero questo un grande dono per la mia famiglia e ne sono felice.
Che anni sono stati da quell’aprile del 1984?
Sono stati anni di preghiera, soprattutto con le iniziative del gruppo Primavera, fondato dalla mia figliola insieme ad altri amici quando era giovane, utili a far conoscere Simonetta anche all’esterno della comunità, grazie alla pubblicazione dei libri «Innamoratissima di Gesù» e «Lei ci ha creduto», il suo diario.
Da come parla di sua figlia, il ritratto è davvero quello di una persona innamorata di Dio.
Simonetta era pazza del Signore e questo suo grande amore si è esplicitato soprattutto nella fase della sofferenza, ringraziando Dio per la croce che le aveva mandato anche all’interno del suo diario. «Signore, se ti servo più in vita guariscimi, se ti servo più in cielo portami via. Ti offro la mia giovinezza: Signore fanne quel che vuoi perché Tu mi hai creato e io voglio tornare a Te».
Nel corso della vita di Simonetta c’è stato un passaggio importante. Lei studiava Giurisprudenza, ma poi ha scelto di fare la facoltà di Teologia. Un’ulteriore conferma del fatto che fosse proprio desiderosa di conoscere Dio.
Ha iniziato in Giurisprudenza, poi a un certo momento mi ha detto: «Papà, io non continuo più con questi studi. Voglio iscrivermi in Teologia». È così iniziata una battaglia per poter realizzare questo suo desiderio, con i padri gesuiti che la vollero conoscere per capire un po’ più di lei prima di accettare la sua iscrizione. Ha così frequentato per tre anni in Teologia, riportando sempre voti alti nei vari esami sostenuti, prima dell’arrivo della malattia e dell’inizio del suo calvario che, però, è stato accettato perché visto come un dono di Dio.
Un dono che poi, con la sua testimonianza, si è riversato verso gli altri aiutandoli a crescere.
La spiritualità di Simona è stata ereditata dalle tante persone che hanno frequentato il gruppo Primavera, che si sono messe nella scia di preghiera, di sacrificio e accettazione della sofferenza che lei ha lasciato.
La Chiesa di Cagliari ha confermato come l’iter possa andare avanti. Potremmo definirla una risposta alle tante preghiere delle persone che hanno creduto in questo processo?
Assolutamente sì, finora la nostra speranza era sempre stata sostenuta dalla preghiera. Questo momento rappresenta l’inizio della certezza, sarà poi la Divina Provvidenza a fare il resto. Simona ha scritto: «Se ti servo in cielo portami via». Tutti noi, parenti e membri del gruppo Primavera, ci auguriamo che il Signore accolga la sua preghiera e, a nostra volta, preghiamo affinché questo si realizzi. Sia fatta la volontà di Dio in tutte le cose della nostra vita: sia nel dolore e nella sofferenza, dove si tratta di accettare la Sua volontà, così come in questo caso. Io ho sempre detto: se il Signore si vuol servire di Simonetta lo farà, perché non è lei che può fare grazie o rispondere alle preghiere di aiuto. È il Signore che risponde sempre, attraverso i suoi servi: e una di loro è la Serva di Dio Simonetta Tronci.
Francesco Aresu
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