L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione Dio li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.
Da questa settimana sarà suor Rita Lai, docente all’Istituto di Scienze religiose, a commentare il Vangelo domenicale. Un grazie a don Marco Orrù per il servizio reso in queste settimane.
Commento a cura di Rita Lai
La pericope evangelica odierna ci presenta tre diverse questioni che nella sintesi di Marco sono appena accennate, ma trovano la chiave giusta solo alla fine. Assistiamo dapprima ad uno dei consueti interrogativi rabbinici che mirano a mettere alla prova Gesù. In realtà la domanda dei farisei tocca un argomento delicato: il ripudio da parte di un uomo nei confronti di sua moglie. Il problema era (ed è) scottante e la casistica rabbinica contemplava diverse opinioni.
Sentire il Maestro di Nazareth sarebbe stato interessante e avrebbe permesso di mettere Gesù alle corde. Egli aggira abilmente l’ostacolo tornando all’obiettivo solito del suo insegnamento: la volontà di Dio «sine glossa». Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio.
In due parole Gesù spazza via le ipocrisie dei farisei: parte dalla parola di Mosè, spiegando la norma apparentemente permissiva con la durezza del cuore dell’uomo.
È questa che ha determinato il cambio della norma iniziale ed è sempre questa che lancia ora la domanda dei farisei.
Quell’ «In principio» delinea la volontà originaria del Padre e il Figlio la narra.
Ancora oggi la durezza di cuore assume le forme più diversificate, dalla intransigenza più rigida al permissivismo più disinvolto. Gesù ci offre un metodo di lettura: non cade nel tranello, ma riporta la questione alla volontà originaria del Padre. Un invito ragionato per noi a entrare in questo tema in punta di piedi, con rispetto, lasciando fuori l’accetta e la scure e armandoci del rispetto amoroso di chi, prima di giudicare, vuole ascoltare e capire.
Il discorso continua poi nella dimensione della casa tra Gesù e i suoi amici: un quadro bello e intimo che spesso il Vangelo ci consegna. Gesù risponde alle loro domande, precisando come la reciprocità nell’amore si viva anche nella difficoltà e nel tradimento: entrambi, l’uomo e la donna, sono tenuti al rispetto e all’amore fedele verso l’altro/a. E tale precisazione rende ancora più preziosa la sezione precedente: come è fedele e grande l’amore di Dio, così lo deve essere quello tra gli sposi.
Infine non mancano i bambini che sopraggiungono a incontrare il Maestro, ma i discepoli non vogliono interrompere la bella intimità con lui. Gesù però, con la stessa fermezza con cui ha parlato fino ad ora, li contesta e dà loro una dritta: a quelli che sono come quei bambini appartiene il Regno. E quel regno deve essere accolto con cuore di bimbo, se non si vuole rischiare di starne fuori.
Nell’economia della pericope, questa ultima sezione sembra la chiave di lettura di tutto il brano: lo sguardo dei bambini è la chiave giusta, non la scaltrezza dei farisei che vogliono far cadere Gesù né la mancanza di fedeltà di chi è veramente amato e non sa riamare, ma quello sguardo di bimbo che è presente, ben nascosto, in ciascuno di noi.
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