L’insegnante di religione è uno capace di ascoltare Parla Marco Cocco docente da 30 anni, di una disciplina che completa la formazione

Un riferimento per alunni e famiglie. Il docente di religione cattolica, nelle scuole di ogni ordine e grado, svolge un ruolo importante: a lui si rivolgono gli studenti che vedono una persona capace di ascolto mentre le famiglie, che scelgono l’Insegnamento della religione cattolica (Irc), sanno che potranno contare su una persona capace di alimentare fiducia.

Spesso tra gli elementi che una famiglia valuta nella scelta di una determinata scuola c’è anche la persona che svolge il ruolo di insegnante di religione.

«Per chi porta avanti il servizio nella stessa sede – specifica Marco Cocco, insegnante nella scuola secondaria di I grado e all’Istituto «Alighieri» di Selargius, a quello Comprensivo di Su Planu – la continuità è un valore. Insegnare sempre nella stessa scuola mette in condizioni le famiglie di avere un rapporto fiduciario con il docente. In questi ultimi anni ho fatto l’esperienza di avere come studenti figli di miei ex-alunni, che hanno scelto la scuola anche per la presenza dei docenti che hanno conosciuto. Questo perché è stata data attenzione alle esigenze degli alunni i quali, una volta diventati genitori, hanno optato per la scuola nella quale hanno vissuto positive esperienze di crescita».

Come è logico sono decisamente differenti gli alunni che un docente si ritrova.

«L’utenza è varia – dice Marco – e l’Irc ha la prerogativa di mettersi in ascolto e di dialogo con le diverse esperienze vissute dai ragazzi: c’è che proviene da una famiglia vicino alla parrocchia, e a Selargius le comunità sono molto attive, oppure altri che non vivono l’esperienza di fede, ma hanno nell’ora di religione un momento di confronto, capace di farli crescere sotto tutti i punti di vista».

La disciplina è cambiata nel corso degli anni, aprendosi sempre più a tutti, così da creare un clima di accoglienza anche per lo stesso insegnante. «Le famiglie – specifica il docente – si sorprendono di come la materia venga insegnata: in loro c’è ancora il ricordo di come religione venisse presentata negli anni passati. Soprattutto riguardo i contenuti, che sono decisamente diversi rispetto al passato, nel senso che c’è una diversa apertura alle culture religiose, al panorama nazionale e all’attualità».

Non dunque una lezione di catechismo come qualcuno continua a bollare l’ora di religione ma un momento di confronto e di reciproco ascolto tra studenti e insegnante. «Ci sono momenti di dialogo – sottolinea Marco – nei quali emergono temi di attualità come l’accoglienza del diverso, senza trascurare quelli della fede, per i quali non c’è preclusione. Questo permette una scelta consapevole dell’ora di religione, tanto che i non avvalenti sono in percentuale molto bassa, segno di fiducia nella proposta fatta nell’ora di religione».

Le possibilità che un insegnante di religione ha di stare vicino ai propri alunni è superiore a quello di un altro docente: l’insegnante di un altra materia non ha il tempo materiale di poterlo fare, viste  le incombenze alle quali deve sovrintendere.

Per questo il ruolo dell’insegnante di religione cattolica resta fondamentale nella formazione di un ragazzo: grazie alle competenze e alle caratteristiche che gli sono proprie fornisce strumenti culturali e sociali indispensabili nella formazione dei giovani.

Roberto Comparetti

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