Li inviò a due a due davanti a sè in ogni città XIV domenica del tempo Ordinario (anno c) - 3 luglio 2016

inviati a 2 a 2Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.

Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.

In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.

Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».

I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

(Lc 10,1-12.17-20)


Commento a cura diMichele antonio Corona

All’inizio del nono capitolo si era narrato, pur in modo stringato, l’invio dei Dodici per una missione di guarigione e proclamazione del Regno. Qui, al capitolo dieci, vengono inviati settantadue discepoli. Questo numero, sebbene le tradizioni manoscritte oscillino con la variante dei «settanta discepoli», rappresenta la tavola delle nazioni di Genesi 10. Dunque, questi discepoli richiamano la proclamazione universale del Vangelo. Nell’opera lucana (vangelo e atti) l’apertura alle genti e la destinazione mondiale dell’annuncio del Regno derivano direttamente da Gesù. In questo brano è il Maestro ad inviare questa moltitudine di discepoli «in ogni città e luogo dove stava per recarsi».

È presumibile che i settantadue abbiano visitato luoghi in cui Gesù non sia poi fisicamente potuto andare. La Chiesa e i discepoli non sono una presenza di rappresentanza, quasi d’ambasciata, ma rendono pienamente presente il Messia. Direbbe Giovanni: inviati da colui che è inviato. La missione è una sorta di traboccamento della cura di Dio per tutti gli uomini. La radicalità dell’annuncio è sottolineata dalle numerose raccomandazioni che il Maestro rivolge ai discepoli: assoluta sobrietà nel possedere, evitare qualsiasi proselitismo piacione, sentirsi inviati e non annunciatori autonomi, divenire profondi conoscitori dell’uomo. Il dono della pace è offerto come segno di gratuità e sentore di accoglienza. Chi accetta la pace si pone nella spirale della pace, chi la rifiuta rivela cosa porta in cuore e che genere di Regno sta attendendo. La menzione della vicinanza del Regno ci ricorda l’inizio del racconto di Marco, in cui Gesù inaugura la sua missione annunciando che «il Regno di Dio è vicino». Ma cosa significa questa vicinanza? In che modo il Regno ci è prossimo? In una struttura bene ordinata come quella di Luca non pare una caso che al termine di questo capitolo Gesù narri la parabola del buon samaritano in risposta alla domanda «chi è il mio prossimo?». La parabola – nessuna parabola! – non ha intenti moralistici. Bensì, richiama chi ci è davvero prossimo: Gesù. Nel logo del giubileo dell’anno della Misericordia, padre Rupnik ha voluto sottolineare il fatto che il primo Buon Samaritano è Gesù, perché il Regno di Dio si è ormai talmente avvicinato da essere prossimo, vicinissimo. Pertanto, il rifiuto non è dettato dal non riconoscere i veri discepoli dai falsi (non si fa alcun accenno a questa problematica), ma dal non accettare questa salvifica prossimità di Gesù, del Regno, dei suoi inviati.

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