La Chiesa deve vivere dentro la realtà sociale L’indicazione è di don Walter Magnoni, direttore dell’Ufficio di Pastorale sociale della diocesi di Milano, relatore al recente convegno diocesano
«Oggi serve un approccio che cerchi di cogliere la realtà: è sempre più urgente che la Chiesa sia dentro la realtà sociale e civile, attenta ai grandi mutamenti come in occasione della Settimana sociale, che va a intercettare il grande tema del lavoro». Così si è espresso don Walter Magnoni, direttore dell’ufficio di Pastorale sociale della diocesi di Milano, ospite della due giorni di convegno organizzata a Cagliari il 14 e 15 giugno scorsi, sull’approccio sociale che la Chiesa deve avere col mondo odierno. «Una Chiesa – continua Magnoni – che provi a coniugare sempre più il rapporto tra fede e vita: la dimensione di fede deve sfociare in una vita di solidarietà e attenzione alle persone, trovando delle nuove formule perché nuovi sono i tempi. Problemi come la ludopatia o malattie come l’Aids una volta non c’erano. La sfida è cogliere il contesto storico in cui si vive e che muta, sapendo raccogliere le priorità e lì “giocarsi” pienamente con le migliori energie».
Un convegno aperto a clero e laicato, con, al centro, temi quali un excursus storico sul ruolo della Dottrina sociale della Chiesa. «Abbiamo provato a ragionare in vista della Settimana Sociale, partendo dal Concilio Vaticano II, cercando di cogliere, in particolare nella costituzione pastorale “Gaudium et spes”, le sfide che venivano poste allora e sui problemi considerati urgenti nel 1965. Abbiamo poi analizzato il magistero di Paolo VI, in particolare nell’enciclica “Popolorum progressio” e in “Octogesima adveniens”, che, pur non essendo un’enciclica, è comunque un testo della Dottrina sociale, dove abbiamo visto una “mondializzazione” della Chiesa e un’apertura ad altre questioni come l’ambiente e l’attenzione allo sviluppo integrale della persona. Passando per le tre encicliche sociali di Giovanni Paolo II, siamo poi approdati a Benedetto XVII e alla grande enciclica “Caritas in veritate”, ancora molto attuale, che va a toccare le questioni economiche e che si pone in un tempo di globalizzazione, che ci rende più vicini ma non necessariamente fratelli».
Spazio poi al magistero di papa Francesco, con il focus sulla «Evangelii Gaudium» e in particolare alla dimensione sociale: «Il kerigma (il messaggio cristiano, ndr) ha una dimensione ineludibilmente sociale. Questo – spiega Magnoni – riguarda il rapporto tra fede e vita, su cui abbiamo analizzato la proposta di papa Francesco che ci chiede non solo di ascoltare il grido dei poveri, ma ci ribalta l’approccio nei loro confronti. Il Pontefice ci ricorda che la povertà è una questione teologica e che il suo desiderio è una Chiesa povera per i poveri. In particolare ci provoca fortemente quando dice che “la peggior discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale”. Noi ci aspetteremmo altre cose. Viene poi ribadita l’importanza dell’imprenditoria e del ruolo della politica e dell’economia, per arrivare ai famosi quattro principi posti in tensione bipolare: il tempo è superiore allo spazio, l’unità prevale sul conflitto, la realtà è più importante dell’idea e il rapporto tra il tutto e la parte. Tutto questo si può sviluppare soltanto in una logica di dialogo».
Tante le domande e testimonianze emerse durante i vari dibattiti. «Si è creata una buona interazione, con qualche differenza in base all’uditorio. I sacerdoti si sono soffermati soprattutto sulla Dottrina sociale, mentre i laici erano più interessati da argomenti che riguardavano la propria esperienza personale, con alcune testimonianze forti su temi come il conciliare il lavoro e la vita privata. I laici hanno anche denunciato una scarsa valorizzazione della propria figura all’interno delle parrocchie, specie nel proporre un’attenzione al sociale: spesso vedono una Chiesa eccessivamente ripiegata sul culto e incapace di integrare meglio il rapporto tra fede e vita».
Francesco Aresu
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