Apertura dell’anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico Appuntamento il 10 marzo alle 11 in Seminario
Sabato 10 marzo alle 11 nei locali del Seminario arcivescovile in via Monsignor Cogoni, 9 a Cagliari è prevista la cerimonia di apertura dell’Anno giudiziario 2018 del Tribunale metropolitano di Cagliari e di appello e del Tribunale ecclesiastico interdiocesano sardo. La prolusione inaugurale dal titolo «La pastorale pregiudiziale» sarà tenuta da monsignor Adolfo Zambon, vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico regionale del Triveneto,già direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi giuridici della Cei, e sarà preceduta dalle relazioni dei Vicari giudiziali sull’attività dell’anno 2017 nei rispettivi tribunali. Nel corso della cerimonia verranno forniti i dati relativi all’attività dei due Tribunali.
Lo scorso anno, alla cerimonia di inaugurazione era presente monsignor Giuseppe Sciacca, segretario del Supremo tribunale della Segnatura apostolica. Nel corso del suo intervento Sciacca che aveva anche presentato i dati sul lavoro di ciascuno dei tribunali ecclesiastici. «Questo — aveva detto — per evitare storture o dubbi, eventuali lagnanze, reclami o semplici richieste di chiarimenti che la Segnatura riceve. Tutta la sua attività è indirizzata verso una sempre migliore amministrazione della giustizia».
Quanto al documento che ha reso più celere l’iter delle cause di nullità, monsignor Sciacca aveva confermato quanto già il Papa aveva detto. «Le situazioni di difficoltà per le famiglie sono in aumento — ha affermato Sciacca — quelle che Francesco chiama famiglie ferite e sono tante. Per cui in una Chiesa definita dal Santo Padre “ospedale da campo” è necessario che ciascuno abbia l’atteggiamento del buon Samaritano, ognuno con le proprie competenze. Anche nei Tribunali ecclesiastici è necessario avere questo tipo di atteggiamento, verificando nel più breve tempo possibile la validità del vincolo».
Da ciò scaturisce anche la necessità di formare le nuove coppie sull’importanza del sacramento che domandano alla Chiesa. «Direi — aveva concluso il segretario della Segnatura Apostolica — che, come da più parti richiesto, sia più che mai necessario un catecumenato del matrimonio, dove, ai futuri sposi, siano forniti strumenti tali da affrontare alla luce della fede sia la celebrazione sia la vita matrimoniale».
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