Il tuo parlare sia: «Sì», «sì», «no», «no»

VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.

In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.

Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli.

Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”.

Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.

Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.

Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione.

In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!

Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”.

Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.

Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna.

E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.

Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”.

Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”.

Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re.

Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello.

Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».

(Mt 5,17-37)

Commento a cura di don Raimondo Mameli

Le parole di Gesù valgono per ogni cristiano, a maggior ragione per i sacerdoti, i quali, configurati a Cristo Capo, esercitano i tre uffici di insegnare, santificare e governare, che richiedono anche quella verità e libertà di parola chiamata parresìa, che esige un «parlare: “sì, sì”, “no, no”», evitando ambiguità intenzionali o involontarie, che possano scandalizzare o indurre in errore.

Ci sono alcune verità fondamentali, valide sempre e per tutti: una cosa è uguale a sé stessa e mai al suo contrario; è impossibile che una cosa e il suo contrario siano veri e falsi allo stesso tempo e nello stesso modo; e, infine, o è vera una affermazione o è vero il suo contrario (una esclude l’altra).

Sono principî fondamentali per chi deve vivere, trasmettere o confermare la fede, e rendere ragione della propria speranza cristiana.

«Cristo ci ha liberati per la Libertà» (Gal 5,1), ma questo è tutt’altro che «un pretesto per la carne» (Gal 5,13), secondo l’istinto, le voglie individuali e le proprie pulsioni egoistiche.

Cristo spiega l’esatto contrario di quanto creduto erroneamente dai Galati prima e da tanti nostri contemporanei che, rilassandosi moralmente, travisano il senso della libertà cristiana. 

Il Signore ci invita a non fermarci alla lettera dei comandamenti ma ad avere quella intelligenza spirituale per capirne la profondità e vastità di applicazione: non si uccide solo con l’eutanasia, l’aborto e le armi da guerra ma anche con la lingua.

Si commette adulterio anche guardando una donna per desiderarla, e, se un matrimonio è stato celebrato validamente, non è lecito né divorziare né instaurare una nuova relazione perché «chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio». 

Chi trasgredisce anche il minimo dei precetti e quelli che insegneranno che questo sia possibile e buono, dice Gesù, «non entreranno nel regno dei cieli». 

Allora chiediamo: Signore, concedici di «amare ciò che comandi e desiderare ciò che prometti, perché fra le vicende del mondo là siamo fissi i nostri cuori dove è la vera gioia» (Messale Romano).

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