Il Cammino sinodale come stile di vita ecclesiale
In Seminario l’incontro dei referenti parrocchiali
Un momento di condivisione e di confronto tra persone che vivono in realtà differenti ma che hanno voglia di camminare insieme.
Questo il senso dell’incontro in Seminario dei referenti parrocchiali del cammino sinodale.
Nell’incontro di ieri sera, nell’Aula magna del Seminario, dopo una breve introduzione, la suddivisione in gruppi, ciascuno dei quali ha scelto uno dei quattro cantieri tra quelli proposti.
Provenienze diverse, storie e sensibilità di persone differenti, che hanno provato a dialogare su come la Chiesa debba camminare in questo tempo così problematico.
Il confronto a volte è stato anche serrato, in ciascuno dei partecipanti al gruppo c’era però la consapevolezza dell’impegno personale per dare risposte ai tanti che attendono un segno di attenzione da parte di chi ha scelto di vivere nella propria comunità alla luce del Vangelo.
Al rientro la restituzione delle sintesi dei gruppi, dalle quali è emerso come giovani e famiglie restino la priorità delle persone: il tempo della pandemia ha svuotato le chiese, allontanato famiglie e giovani.
Questi ultimi hanno ora necessità di ritrovare punti di riferimento.
Al termine l’Arcivescovo, che ha presenziato ai lavori, ha indicato alcuni elementi su quelli proposti nelle sintesi.
«I cantieri – ha detto Baturi – si confermano via di accesso a un’esperienza ecclesiale e voi, pur entrando da diverse porte, avete usato le stesse parole. Ciò significa che i cantieri non sono stanze chiuse ma corridoi, lungo i quali si cammina per arrivare allo stesso punto».
L’Arcivescovo ha poi portato all’attenzione dei presenti tre punti emersi nel corso del dialogo: l’esperienza, ovvero quello che si fa; il desiderio, quello che la Chiesa dovrebbe fare, i problemi, quindi l’indicazione delle difficoltà.
Per monsignor Baturi la serata è stata proficua e il cammino sinodale procede nelle parrocchie, nei movimenti e nelle associazioni.
Al termine i visi dei partecipanti erano sorridenti, come quello di Alessandra della parrocchia di San Pietro ad Assemini. «La serata – racconta – è stata costruttiva. Dobbiamo imparare a relazionarci, a condividere le esperienze, perché spesso tendiamo a rimanere sempre nella nostra zona di tranquillità. È fondamentale ascoltare le esperienze degli altri, uscendo dalla nostra soggettività, cominciando ad aprirci alla costruzione di qualcosa insieme. Non è facile, perché, ad esempio, nel nostro gruppo eravamo numerosi e fare sintesi in tanti non è facile, ma alla fine ci siamo riusciti».
Sulla stessa linea anche un gruppo di Quartu, secondo il quale è importante conoscersi tra realtà diverse: ciò che si vive in centro città è differente rispetto all’hinterland o ai paesi più di distanti da Cagliari. La bellezza – hanno detto – è scoprire poi di avere diversi punti in comune e su quelli occorre proseguire il dialogo.
Il percorso è avviato da tempo, la disponibilità di molti è emersa nel corso dell’incontro in Seminario. Il Cammino sinodale prosegue.
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