I due diventeranno una carne sola
XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie.
Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?».
Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione Dio li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento.
E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono.
Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso».
E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.
Commento a cura di Fabrizio Congiu
Quando in una relazione viene meno l’amore, si insinua la tentazione dei farisei, cioè quella di trasformare il rapporto umano in un calcolo, in un contratto, in qualcosa dove ci si accontenta, o ci si limita ad osservare una pratica esterna che non tocca il cuore, dove non ci compromette con tutta la propria vita, non ci si dona.
L’uomo però è fatto proprio per amare, per donarsi, e anche se a volte è tentato di accontentarsi di pratiche esteriori, o di prescrizioni contrattuali, non è felice se non quando permette al proprio cuore di pulsare, di condividere, di creare continuamente novità nella relazione, di perdonare ed essere perdonato, di guardare con tenerezza.
Tutto questo passa attraverso quella fondamentale caratteristica umano-divina che è la libertà.
Gesù, come ricorda la Scrittura, si consegnò volontariamente alla sua passione (cfr. Nuovo Messale Romano, Preghiera Eucaristica II).
La Liturgia della Parola di questa domenica offre ai fedeli un brano del Vangelo dove alcuni farisei ancora una volta vogliono appoggiarsi alla legge come luogo di salvezza, forse per giustificare alcuni loro comportamenti.
Quello che accade durante tutta la vita terrena di Gesù forse può essere riassunto attraverso queste poche righe, che vengono proposte oggi: da una parte Gesù che vuole salvare l’umanità attraverso l’amore donato oltre misura, attraverso la relazione che non può permettersi calcoli, attraverso il sacrificio offerto per amore, e dall’altra parte degli uomini che vogliono porre la legge al di sopra di tutto, anche dell’uomo, come se «…l’uomo fosse per il sabato e non il sabato per l’uomo».
Nella relazione tra l’uomo e la donna, come da principio divino, scorre quell’amore che è immagine di Dio, immagine della Trinità, rivelato in pienezza da Gesù Cristo, sposo offertosi per amore della sua sposa la Chiesa.
Quando questa relazione tra uomo e donna riflette l’immagine della Trinità, in essa va ricercata tutta la centralità del messaggio evangelico che certamente supera la legge, la trascende, e verso il quale la legge è orientata.
Ritroviamo tutto questa circolarità d’amore nella semplicità del bambino che si affida ai genitori, che vive immerso nel mare d’amore che sono i genitori per lui.
I piccoli del Vangelo sono coloro che in qualche modo si affacciano alla realtà di Dio, in maniera pura, autentica, genuina.
Mentre da una parte c’è l’uomo che non ha ancora incontrato Dio o che lo rifiuta, che cerca di dare un senso alla propria vita con l’autoesaltazione o riempiendola di stupefacenti vari, dall’altra c’è un altro Uomo, Gesù, che accende la luce dell’amore genuino nel cuore di ogni uomo, così com’è stato creato fin dalle origini e rivelato totalmente con la Pasqua.
L’amore e la relazione tra uomo e donna sono la sorgente primordiale di ogni legge, senza le quali non è possibile vivere pienamente: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Ama il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22,37-40).
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