Giovani, fede e discernimento vocazionale Le tematiche giovanili al centro del Sinodo dei Vescovi
L’Ottobre missionario invita ogni anno tutte le comunità ecclesiali a pregare per la missione, affinché non manchino operatori capaci di portare il Vangelo nel mondo.
Quest’anno però al tema della missione si aggiunge quello dei giovani, al centro della XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, sul tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale» in corso in Vaticano.
Fino al 28 ottobre i Vescovi saranno impegnati a riflettere e a elaborare proposte sul mondo giovanile: per loro e con loro dovranno dare risposte ai tanti bisogni che segnano i ragazzi del nostro tempo.
Mesi addietro un rapporto dal titolo «Selfie – Istantanee della generazione 2.0» ha fotografato la vita e le abitudini di 30 mila giovani lombardi delle scuole medie e superiori, diventato poi un libro edito da Exodus Avamposti.
Nel documento reso, noto dall’agenzia «La Presse», è risultato che il 46 per cento degli studenti lombardi tra i 14 e i 19 anni gioca d’azzardo con i «Gratta&vinci», una percentuale che invece alle medie ammonta al 21 per cento, più di uno su cinque.
Alle superiori, durante le ore di lezione, il 66 per cento dei ragazzi usa lo smartphone, anche se non potrebbe farlo, mentre il 46 per cento di loro lo utilizza di notte. L’81 per cento dei ragazzi degli istituti superiori passa gran parte del suo tempo libero su «Instagram», mentre il 71 per cento preferisce «Facebook».
Allarmanti i dati sul gioco d’azzardo. Gli studenti lombardi dimostrano una consolidata abitudine al gioco.
Tra i ragazzi delle scuole superiori, ad esempio, l’89 per cento spende in questa attività gran parte della propria paghetta. Dei 30 mila, il 17 per cento scommette su Internet.
I dati sono decisamente sconfortanti e di certo anche quelli riguardanti i giovani sardi non si discosteranno molto.
Resta l’amarezza della solitudine che si cela dietro ai numeri: ragazzi soli con genitori incapaci di essere tali.
A questi giovani il Sinodo dovrà porre maggiore attenzione.
Si tratta di ragazzi fragili, lontani da oratori e sagrestie, privi di qualsiasi rapporto con ciò che lontanamente ha a che fare con il sacro.
Nel documento preparatorio al Sinodo si legge: «Ciascuna comunità è poi chiamata ad avere attenzione soprattutto ai giovani poveri, emarginati ed esclusi e a renderli protagonisti. Essere prossimi dei giovani che vivono in condizioni di maggiore povertà e disagio, violenza e guerra, malattia, disabilità e sofferenza è un dono speciale dello Spirito, in grado di far risplendere lo stile di una Chiesa in uscita».
Se accolti e viene fornita una ragione di vita valida i giovani sono capaci di rispondere prontamente.
Sono numerose le esperienze di ragazzi che in questi anni abbiamo raccolto: grazie all’accoglienza, in un oratorio o in una comunità, questi giovani hanno spesso cambiato vita.
Parlando di ragazzi non possiamo non ricordare il piccolo-grande Simone Casu, morto tragicamente a Sant’Andrea Frius, mentre andava in oratorio, la sua seconda casa, come hanno ribadito gli amici.
Di lui restano il sorriso e la gran voglia di vivere, specie in oratorio dove, nonostante il carattere esuberante, era capace di grandi gesti di generosità e di instancabile impegno. Di ragazzi come Simone non si parla molto, non entrano nelle statistiche o nelle analisi sociologiche: eppure sono loro la meglio gioventù.
Roberto Comparetti
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