Giovani, famiglie e migranti: l’impegno della Chiesa Difficile la sintesi su temi di così rilevante importanza
Fare una sintesi degli avvenimenti delle ultime settimane non è cosa semplice. Proviamo a focalizzare l’attenzione su tre grandi temi: giovani, famiglie e migranti.
Migliaia di giovani sono accorsi a Roma per l’incontro con il Papa, in vista del prossimo Sinodo di ottobre, che avrà per oggetto proprio il tema delle generazioni future.
La famiglia è stata al centro dell’incontro mondiale di Dublino, al quale ha preso parte anche una delegazione diocesana.
Ultimo, ma non per importanza, il tema dei migranti, con la vicenda del pattugliatore della Guardia Costiera«Diciotti» e il suo carico di umanità dolente, al centro del tritacarne politico-mediatico che ha segnato le giornate passate.
Oltre 80mila ragazzi italiani hanno messo da parte il relax e abbandonato le spiagge per affrontare un pellegrinaggio a piedi e poi raggiungere Roma prima di ferragosto. Anche i nostri, partiti da Goni sono arrivati a Bonaria, passando per Silius, Sant’Andrea Frius, Dolianova, Sinnai e Cagliari, prima di imbarcarsi verso la capitale.
Con loro il Vescovo, che ha così testimoniato vicinanza all’iniziativa della Pastorale Giovanile.
Giorni intensi, fatti di cammino, preghiera e condivisione, culminati con l’incontro con il Papa e la Messa del cardinale Bassetti. Nel loro pellegrinaggio i giovani hanno trovato l’accoglienza delle comunità parrocchiali: non c’è stata tappa nella quale i giovani non abbiamo ricevuto più di quanto donato in termini di rapporti costruiti.
Un segno che l’andare incontro all’altro è fonte di crescita personale.
Lo scorso fine settimana Francesco ha incontrato a Dublino, 35mila famiglie giunte da tutto il mondo, alle quali ha ricordato come «il Vangelo della famiglia è gioia per il mondo». Dalle voci della delegazione diocesana la testimonianza di un incontro che ha lasciato il segno, e che spingerà l’equipe di Pastorale familiare a intensificare l’impegno con e per le famiglie.
Importante l’incontro del Papa con le vittime delle nefandezze di uomini di Chiesa. Il Santo Padre ha chiesto scusa, domandando contemporaneamente perdono per gli orrendi fatti che hanno investito consacrati e laici ed ha sollecitato un maggior impegno nel contrasto alla pedofilia.
Infine lo scottante tema delle migrazioni, sempre più divisivo. La vicenda è nota. Un aspetto però merita attenzione ed è la grande disponibilità della Chiesa italiana a farsi carico di chi bussa alle nostre porte. Come tanti continuano a domandare, la Conferenza episcopale italiana, attraverso alcune diocesi, ha deciso di «portarli in casa propria, di farsi carico dei migranti».
La Chiesa, per l’ennesima volta, lo ha fatto e continuerà a farlo, come ha sottolineato don Ivan Maffeis, sottosegretario della Cei: «nelle diocesi – ha detto – ci sono già tra le 26mila e le 28mila persone accolte». Con buona pace di chi ha una visione distorta del fenomeno e non ha mosso un dito, se non per usare la tastiera del computer.
C’è poi un altro elemento che è apparso ancora più evidente dopo i fatti di Catania. La politica delle chiusure è destinata fallire. Occorre certamente una modifica del trattato di Dublino, anche se alcuni Paesi hanno alte percentuali in termini di accoglienza.
È necessario inoltre modificare la distribuzione di fondi strutturali: Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia ricevono proporzionalmente di più rispetto a quanto versano all’Unione Europea.
Sono proprio questi i Paesi che, più di altri, continuano a dire no alla redistribuzione. Agire sull’aspetto economico-finanziario potrebbe evitare di lasciare il cerino in mano al nostro Paese, che ha invece necessità di uscire dal guado nel quale si dimena.
Di certo, come ha ancora sottolineato don Maffeis, «per arrivare a concordare una politica comunitaria, su un tema come quello delle migrazioni, non possiamo servirci di gente in fuga dalla guerra o da situazioni di persecuzione».
Roberto Comparetti
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