Gesù fu trasfigurato davanti a loro
II Domenica di Quaresima (Anno B)
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.
E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia».
Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».
E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti.
Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti»
Commento a cura di Nolly Jose Kunnath
L’introduzione di questo brano è condizionata dalla necessità di narrare adeguatamente un episodio di rivelazione.
Gesù prende con sé i tre discepoli prescelti: Pietro, Giacomo e Giovanni; li prende in disparte accentuando così l’atmosfera di segretezza, di mistero.
Egli li conduce (come è stato fatto in Gen 22,2.13; Mt 4,8 e Lc 4,5) su un alto monte, un luogo che simboleggia il luogo della rivelazione, dove avviene l’avvenimento epifaniale.
Già nel libro dell’Esodo al capitolo 24,16s., troviamo una significativa prefigurazione: «la gloria del Signore sulla cima del monte» che può indicare anticipatamente quello che avviene a Gesù sul monte; oppure il riferimento al settimo giorno: «la nube coperse il monte per sei giorni. Il settimo giorno il Signore chiamò a sé Mosè dal mezzo della nube».
Qui, comunque, non è più il viso di Mosè che è radioso né quello di Elia, ma quello di Gesù. E non solo il viso, ma l’intera sua persona è splendente.
Il Signore si mostra nella sua pienezza e completezza, in tutto il suo splendore. Dio non parla più attraverso queste personalità venerabili dell’Antico Testamento ma, ora, parla direttamente attraverso il suo unico Figlio.
È Gesù che adesso racconta in modo molto chiaro la «parola di Dio», e i discepoli sono invitati ad ascoltarlo.
Ascoltare Gesù è molto di più che lo stare semplicemente a sentirlo. Si passa per una esperienza luminosa che li smarrisce, e richiede tempo ed altri fatti per essere compresa.
E Gesù aggiunge anche che se qualcuno lo vuole seguire, deve fare proprio come lui, deve smettere di pensare a se stesso e mettere la propria esistenza al servizio degli altri.
Gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni non si rendono ancora conto di tutto questo, ma nel testo ci viene detto che proprio loro che ora vedono ma non lo comprendono, un giorno lo comprenderanno; e saranno le «colonne» dei Dodici e della Chiesa.
Con la sua trasfigurazione Gesù vuole che i tre apostoli conservino nel loro cuore la gioia, la gloria contemplata sul monte Tabor – ecco la fonte–, per attingere da essa la forza di continuare a seguire Cristo nel momento del dolore e della morte.
Gesù si prepara e prepara gli apostoli allo scandalo della Croce e li conduce così all’ubbidienza (della croce quotidiana), che è il volere del Padre per suo Figlio.
Anche noi siamo chiamati a essere trasfigurati dalla gloria del Padre «mediante la fede in Gesù Cristo», cioè a far sì che ogni persona che incontriamo si accorga che siamo diversi, ma non migliori: per il nostro comportamento, per il nostro modo di prenderci cura degli altri… e si interroghino da dove sgorga tutto il nostro agire.
Docili alla parola del Signore, attimo dopo attimo, saremo trasfigurati da Lui per essere davvero nuove e rinnovate creature, capaci di atti generosi come Mosè ed Elia; soprattutto con la stessa potenzialità del Cristo che per amore nostro ha dato la sua vita sulla croce.
Con l’augurio di una santa domenica.
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