Fu battezzato nel Giordano da Giovanni
Battesimo di Gesù (Anno B)
Dal Vangelo secondo Marco
«In quel tempo, Giovanni proclamava: “Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”.
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nazareth di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni.
E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba.
E venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”»
Commento a cura di Marco Placentino IdR e degli studenti dell’I.I.S.S. L. Einaudi G. Bruno di Muravera
«Basta, i loro problemi non me li porto a casa!».
Quante volte, in ambito formativo, parrocchiale, comunitario, scolastico, queste parole si sono presentate in modo spontaneo sulle nostre labbra, senza lasciarci neppure mancare la ciliegina finale del «non ne posso più!», davanti a tanti cuori ascoltati, realtà difficili e immerse nella tempesta, a stati d’animo che non vedono via d’uscita e che sembrano trasmetterci inevitabilmente i loro «pesi».
Ho iniziato questo ciclo di commenti al Vangelo, declinando la Parola al mondo della scuola, riportando la mia esperienza da Insegnante di Religione, insieme all’aiuto prezioso dei miei studenti, che ringrazio di tutto cuore, sottolineando come spesse volte gli adolescenti attuino una vera e propria attenzione a «intermittenza»”, e di quanto sia necessario destarli dal sonno del «preconfezionato», richiamandoli alla bellezza del difendere la propria originalità.
Ritengo che il Vangelo di questa domenica permetta di operare un ulteriore passo avanti, ma in maniera introspettiva, facendo il punto della situazione sul modo in cui noi formatori ci rapportiamo alle anime che il Signore ci affida, a quanto cuore mettiamo nell’ascoltare le loro parole e ancor più i loro comportamenti, e soprattutto a quanto diventiamo «risposta», diventando «eco» di Colui che è Risposta piena e definitiva. Gesù si fa battezzare nel Giordano, si immerge in una realtà fratturata, non ha paura di prendere sulle sue spalle il fango del mondo, per rendere pura e cristallina quell’acqua.
Come Insegnanti di Religione siamo continuamente chiamati, più volte al giorno, a «immergerci» nelle vite degli studenti, ad ascoltarli durante l’orario scolastico ma anche a lezioni finite, e ogni studente è sempre un nuovo libro che non avevi mai letto, una nuova sfida, e nel pacchetto fa parte anche il «com-prenderli», prendere i loro pesi, per alleggerirli un po’, in un’età nella quale spesso tutto appare amplificato e irrisolvibile.
Attenzione però a non concepire questa analogia «formatori immersi nelle vite altrui/Gesù che entra nel Giordano» come un accostamento audace o esclusivo al campo della formazione, perché «entrare» nel cuore del prossimo è un dovere di ogni cristiano, è la sua carta d’identità, perché se realmente siamo «di Cristo», non possiamo non amare con quell’Amore empatico e senza misura che si fa solidale a ogni realtà che incontra, per tendere la mano e risollevare.
Spesso siamo inoltre chiamati a immergerci anche quando l’altra persona fa di tutto per non farci entrare «nelle sue acque»; come docente mi è capitato più di una volta d’incontrare studenti «blindati», barricati in alte mura che non ti permettono di avvicinarti alle loro vite.
E allora si è chiamati a reinventarsi, a mettersi in discussione, per trovare uno spiraglio nel loro cuore, pregando con fiducia perché il Signore indichi la via, spiani il cammino con la Sua Grazia, certi che nonostante le difficoltà, la Parola donata «non ritornerà a me senza effetto» (cfr. Is 55,11).
Che il Battesimo del Signore richiami in tutti i formatori cristiani la consapevolezza dell’essere, in Lui, investiti e rivestiti di grandi responsabilità, perché la carità non ha orario d’apertura e chiusura, e i pesi altrui debbano trovare spazio anche sulle nostre spalle, perché il Natale è il Volto di un Dio che si fa vicino e viene a sanare ogni realtà; e, alla fine, quando meno ce l’aspettiamo, sentiremo anche noi quella Voce dal Cielo, magari attraverso un «grazie» sincero, da parte di uno studente «frizzante», diplomato tanti anni prima, che ti fa sapere che proprio le tue parole erano state fondamentali per uscire «dalle sue acque» e riprendere in mano il suo futuro.
Auguri!
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