«Fratelli tutti», la vocazione alla fraternità universale La nuova enciclica sociale di papa Francesco
Far rinascere un’aspirazione mondiale alla fraternità.
La nuova lettera enciclica dal Pontefice, firmata sabato ad Assisi, sulla tomba di San Francesco, si rivolge «a tutti i fratelli e le sorelle», «a tutte le persone di buona volontà, al di là delle loro convinzioni religiose», ed apre uno spazio di riflessione sulla fraternità universale.
Il futuro che ci attende deve essere «modellato dall’interdipendenza e dalla corresponsabilità nell’intera famiglia umana». Da soli non si va da nessuna parte.
Occorre, secondo Il Papa «agire insieme e guarire dalla chiusura del consumismo, l’individualismo radicale e l’auto-protezione egoistica».
E’ necessario superare «le ombre di un mondo chiuso» e conflittuale e «rendere possibile lo sviluppo di una comunità mondiale che viva l’amicizia sociale».
Da qui la necessità di indirizzare la crescita di società eque e senza frontiere, con l’economia e la politica poste al servizio del vero bene comune e non ostacolino il cammino verso un mondo diverso.
Quanto stiamo attraversando con la pandemia, secondo Francesco «non sia l’ennesimo grave evento storico da cui non siamo stati capaci di imparare».
Per il Papa le religioni possono offrire «un prezioso apporto per la costruzione della fraternità e per la difesa della giustizia nella società».
Un passo significativo riguarda la comunicazione. «Nella comunicazione digitale si vuole mostrare tutto ed ogni individuo diventa oggetto di sguardi che frugano, denudano e divulgano, spesso in maniera anonima. Il rispetto verso l’altro si sgretola e in tal modo, nello stesso tempo in cui lo sposto, lo ignoro e lo tengo a distanza, senza alcun pudore posso invadere la sua vita fino all’estremo»…
«I rapporti digitali, che dispensano dalla fatica di coltivare un’amicizia, una reciprocità stabile e anche un consenso che matura con il tempo, hanno un’apparenza di socievolezza. Non costruiscono veramente un “noi”, ma solitamente dissimulano e amplificano lo stesso individualismo che si esprime nella xenofobia e nel disprezzo dei deboli. La connessione digitale non basta per gettare ponti, non è in grado di unire l’umanità».
Qui il testo integrale della Lettera.
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