Europa unita: continuiamo a coltivare il sogno Domenica 26 maggio urne aperte anche in Italia

Mettersi in gioco. È questo l’invito concreto che i cittadini italiani sono chiamati a fare proprio nell’imminenza dell’appuntamento delle elezioni europee del 26 maggio.

L’Europa non è un nemico, come vorrebbe far credere una certa propaganda ad uso e consumo del dibattito politico interno all’Italia, ma è un’opportunità, una sfida da portare avanti e da vincere.

Non possiamo dimenticare che si devono all’integrazione europea la pace che segna la vita di nazioni un tempo divise da tragici conflitti, e le formidabili opportunità di sviluppo sociale ed economico generate dalla cooperazione tra gli Stati che fanno parte dell’Unione.

In un momento in cui da varie parti viene messa in discussione l’idea stessa di Europa, facendo prevalere l’egoismo e la chiusura poco lungimirante dei diversi nazionalismi, l’Unione Europea è chiamata a riscoprire lo spirito dei «padri fondatori», De Gasperi, Schuman e Adenanuer, ad essere quindi una realtà profondamente radicata in una storia e una comunione di valori umani e cristiani.

L’Unione Europea può ritrovare sé stessa se si apre alla speranza e alla solidarietà, vincendo la terribile tentazione dei particolarismi nazionali.

Ciò avviene, come ebbe a sottolineare papa Francesco in occasione dell’anniversario della firma dei Trattati di Roma, «quando l’uomo è il centro e il cuore delle sue istituzioni. […] Al contrario, i populismi fioriscono proprio dall’egoismo, che chiude in un cerchio ristretto e soffocante e che non consente di superare la limitatezza dei propri pensieri e “guardare oltre”.

Occorre ricominciare a pensare in modo europeo, per scongiurare il pericolo opposto di una grigia uniformità, ovvero il trionfo dei particolarismi.

Alla politica spetta tale leadership ideale, che eviti di far leva sulle emozioni per guadagnare consenso, ma piuttosto elabori, in uno spirito di solidarietà e sussidiarietà, politiche che facciano crescere tutta quanta l’Unione in uno sviluppo armonico, così che chi riesce a correre più in fretta possa tendere la mano a chi va più piano e chi fa più fatica sia teso a raggiungere chi è in testa» (24 marzo 2017).

Sono parecchi i temi in campo che richiedono attenzioni urgenti: la famiglia e la promozione del valore della vita, l’educazione e il futuro dei giovani, il lavoro, le vecchie e nuove povertà, il fenomeno migratorio, la sicurezza e la legalità, la cura dell’ambiente, lo sviluppo delle infrastrutture.

Si tratta di questioni sulle quali i cristiani sono chiamati a portare il contributo della propria visione dell’esistenza, ispirata ai valori evangelici attualizzati dal Magistero della Chiesa.

Non va poi dimenticato che la politica non è riservata soltanto agli «addetti ai lavori», ma è per sua natura qualcosa che riguarda tutti. È essenziale allora seguire con serietà la vita politica, informandosi sulle scelte e le proposte dei vari partiti e movimenti, cercando di formarsi un’opinione il più possibile ponderata e poi esprimendo la propria volontà al momento del voto, che rimane sempre un «dovere civico» (cfr Costituzione Italiana, art. 48).

In concreto, per ciascuno di noi questo vorrà dire andare a votare alle elezioni europee del 26 maggio.

All’atteggiamento rinunciatario e sempre perdente del disertare le urne, è necessario opporre l’impegno e la responsabilità. Chi rinuncia al voto scarta un pezzo di futuro che è nelle sue mani. Non cadiamo in questo errore.

Roberto Piredda

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