Essere attenti al grido dei più fragili e degli ultimi
La sollecitazione ad avere cura delle persone più deboli
«Nella Giornata Mondiale dei Poveri la Parola di Gesù è un monito forte a rompere quella sordità interiore che ci impedisce di ascoltare il grido di dolore soffocato dei più deboli».
Così papa Francesco ha ammonito i presenti in San Pietro durante la celebrazione eucaristica di domenica scorsa.
Tra i più fragili e i più deboli ci sono i minori, rappresentano in questo tempo la categoria che più subisce le conseguenze delle crisi e dei conflitti.
Il 18 novembre per la Chiesa italiana ricorre la seconda Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili.
La diocesi di Cagliari ha avviato da tempo un Servizio per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, che si è anche concretizzato con l’apertura, lo scorso giugno, di un Centro di ascolto.
Uno strumento al servizio non solo della comunità ecclesiale ma di chiunque, in qualsiasi modo, si ritrovi ad avere a che fare con situazioni di abusi.
Lo ricorda il referente diocesano del Servizio, don Michele Fadda. «La tutela dei minori e delle persone vulnerabili – dice – riguarda tutti i membri della Chiesa, popolo santo di Dio. Il nostro scopo è quello di formare e sensibilizzare la gente».
L’attenzione a chi è più fragile si manifesta anche verso i malati. Mai come negli ultimi due anni ci si è scoperti indifesi nell’affrontare il tempo della fragilità della salute.
Essere attenti al grido dei più fragili..
Nei mesi bui della pandemia tante persone non hanno potuto avere le cure necessarie e chi è riuscito ad avere assistenza ha vissuto momenti molto difficili.
In tante persone è subentrato un senso di scoraggiamento e di rassegnazione, con l’idea che solo la fine anticipata della propria vita avrebbe fatto cessare un’esistenza di sofferenza.
La deriva eutanasica sembra sempre più essere la scelta adatta a rispondere alla domanda di senso della malattia e del dolore.
Essere attenti al grido dei più fragili.
Eppure le alternative ci sono, ad esempio le cure palliative o la terapia del dolore: modi per «prendersi cura» dei deboli, dei fragili. Lo scorso 11 novembre si è celebrata la Giornata nazionale.
Per la Chiesa, come spiega il bioeticista don Paolo Sanna, «costituiscono anche uno strumento prezioso ed irrinunciabile rivolto ai pazienti affetti da patologie croniche e/o degenerative, con lo scopo di migliorarne la qualità di vita, riducendo il livello di sofferenza e dolore.
Sono un adeguato sostegno della persona malata e della famiglia, mediante un approccio multi disciplinare».
Una visione antitetica di chi predica, chiede e propone la fine anticipata della vita, in una logica di cultura dello scarto, che Francesco non smette di denunciare.
«È necessario contrastare quella cultura dello scarto – ha detto più volte il Papa – che sembra prevalere nella nostra società e che si sedimenta su quelli che sono i “semi dei conflitti: avidità, indifferenza, ignoranza, paura, ingiustizia, insicurezza e violenza”».
Essere attenti al grido dei più fragili.
Da questi semi nascono le sordità di fronte al grido di dolore dei minori e delle persone vulnerabili, dei malati lasciati al loro destino, senza la vicinanza di chi può dare loro parole di conforto, dei tanti poveri che fuggono dalle loro terre a causa di fame, guerra e violenza, e che diventano, loro malgrado, pedine di prove di forza tra Capi di Stato e di Governo, con l’Unione Europea che resta sorda al grido dei più deboli.
Roberto Comparetti
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