Egli si avvicinò la fece alzare prendendola per mano V Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini. perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
Commento a cura di Franco Puddu
La giornata di Gesù a Cafarnao e nei luoghi vicini al lago continua con una sequenza di guarigioni presentate con semplicità, che contengono un alto valore per l’annuncio e quanto alla rivelazione del Regno di Dio nell’azione e nelle parole di Gesù. È anche illustrazione dell’affermazione della folla piena di stupore: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità», dinanzi ai primi quattro chiamati, testimoni oculari che già rappresentano l’insieme della Chiesa responsabile dello sviluppo del Regno.
La guarigione della suocera di Pietro, in particolare, oltre l’immediata vicinanza di Gesù nei confronti dello stato di disagio per la febbre, senza l’utilizzo di parole o preghiere, è descritta con due verbi che alludono all’esperienza cristiana: risorgere e servire. L’espressione «la fece alzare», sia nel verbo sia nel movimento ha un riferimento all’azione che Gesù compie verso di noi con la resurrezione, ci fa «alzare», ci fa risorgere, richiama anche il risorgere battesimale. Il secondo verbo dice l’azione che segue al risorgere nella fede battesimale: «servire» alla sequela di Gesù, come fa la suocera di Pietro appena guarita. Mi piace pensare ad un quadretto paradigmatico della esperienza cristiana: risorgere e servire, nella Chiesa promuovendo il Regno di Dio!
Non mito, ma persona! La seconda scena si svolge alla porta della città «dopo il tramonto» e dinanzi alla folla riunita. Gesù compie una serie di guarigioni, «molte malattie, molti demòni», con un intervento universale contro il male, ma vuole che tutto avvenga con estrema discrezione pedagogica. Non gradisce che la rivelazione passi attraverso i demòni, né che appaia il clamore degli eventi, ma la sua immediata vicinanza nei confronti di chi è vittima del male. A volte sui miracoli di Gesù poniamo attenzione solo sulla loro valenza apologetica, non piuttosto sulla sua immediata e viscerale vicinanza carica di misericordia e di benevolenza.
Il quadro del «mattino presto» è avvolto nel silenzio della contemplazione, nel bisogno di Gesù di vivere il valore formativo della preghiera e del deserto: luoghi fondamentali di conferma della relazione con il Padre, non solo per Lui. Subito dopo è nuovamente immerso nell’abbraccio assillante della folla, ansiosa di essere liberata dal male. Il racconto è un quadretto riassuntivo che penetra e colpisce, dice l’evidenza su Gesù che promuove il Regno e salva gli uomini dall’influenza del male. La periferia di Cafarnao dilata i suoi confini e diventa innanzitutto rivelazione della vicinanza del Padre alla sofferenza di tutti.
Una sintesi teologica su questa pagina del Vangelo, con profonde valenze spirituali e pastorali, ci permette di riconoscere Gesù quale unico e universale rivelatore dell’amore del Padre nella semplicità e concretezza della sua persona presente, dei suoi gesti e delle sue parole, nei luoghi della periferia e nei confronti di «tutte» le vittime del male in «tutte» le sue espressioni. È evidente nel brano l’uso di termini che indicano la pluralità e la totalità, l’universale azione di Gesù, ed anche il bisogno di andare sempre oltre, «andiamocene altrove».
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