Ecco dinanzi a te io mando il mio messaggero

III Domenica del Tempo di Avvento (Anno A)

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».

Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto?

Una canna sbattuta dal vento?

Allora, che cosa siete andati a vedere?

Un uomo vestito con abiti di lusso?

Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re!

Ebbene, che cosa siete andati a vedere?

Un profeta?

Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.

In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».

(Mt 11, 2-11)

Commento a cura di Luigi Castangia

Chi è colui che deve venire?

La storia del popolo ebraico è animata da una profonda attesa, dall’aspettativa di un personaggio di stirpe regale o sacerdotale che avrebbe mutato le sorti del popolo, ponendo fine alla sventura della condizione umana.

Il Messia, ovvero l’unto dal Signore, nella letteratura ebraica antica è stato pensato e profetizzato in molti modi e non di rado come un liberatore politico, capace di abbattere gli avversari della nazione, fatti coincidere coi nemici di Dio. G

iovanni Battista non si distanzia troppo da tale idea nella sua invettiva: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente?

[…] [Il Messia] tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile» (Mt 3,7.12).

Sei tu colui che deve venire?

La domanda del Battista, ormai in carcere, lascia trapelare sorpresa e sconcerto, effetto di una novità rispetto al già saputo.

Gesù Cristo non risponde a tale questione in modo teorico: non fa né il biblista, né il teologo.

Egli mostra i segni della sua presenza.

Riferite a Giovanni ciò che udite e vedete.

Cristo risponde riprendendo alcuni oracoli del profeta Isaia: «I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo» (cf. Is 35,5-6; 61,1).

Egli afferma così di essere il compimento delle Scritture e delle attese messianiche, e tuttavia la novità delle stesse.

Se infatti il popolo ebraico attendeva un re-Messia, che con uno scettro di ferro avrebbe frantumato le genti come vasi d’argilla (cf. Sal 2,9), Cristo è l’originalità della risposta di Dio alla violenza mondana: non un Messia inflessibile e potente, ma l’umiltà di un volto sfigurato dal dolore.

Dietrich Bonhoeffer in un campo di concentramento nazista scriveva: «Dio è impotente e debole nel mondo e appunto solo così egli ci sta al fianco e ci aiuta, […] Cristo non aiuta in forza della sua onnipotenza, ma in forza della sua debolezza, della sua sofferenza!» (Resistenza e resa, 16 luglio 1944).

Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!

La novità di Cristo nel mondo, non deducibile da quanto l’uomo può concepire come frutto del suo ragionare, chiede di essere accolta per ciò che essa è: un avvenimento inaudito.

Nel discepolo sorge così una lotta tra le proprie idee, ciò che egli già conosce della religione, e la realtà effettiva di Cristo, capace di spiazzare e di stupire continuamente.

Lo scandalo sorge nel momento in cui le proprie idee religiose dominano al punto da divenire un’obiezione a Cristo.

Chi si scandalizzava del Signore, lo faceva in nome delle norme religiose e del buon senso comune, per cui Gesù appariva lassista o addirittura sacrilego.

Lo scandalo è dunque negare con ragioni secondarie (le proprie idee di giustizia e di bene) ciò a cui, per ragioni primarie, si dovrebbe aderire: la libertà della verità che Dio immette nella vita del cristiano.

La beatitudine promessa a chi non si scandalizza di lui è l’emergere della vita divina nel cuore del cristiano, una pace che però fa i conti con il dramma del seguire un Altro, non più i propri pensieri. 

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