Donare la vita per amore della fede
La Giornata dei missionari martiri
Donare la vita per amore della fede.
La morte di una persona può diventare segno di benedizione?
Il sangue versato può essere considerato seme di nuovi credenti?
Perché per salvarci Cristo ha dovuto morire in croce?
Sono domande che rendono inquieto l’animo dell’uomo e che trovano risposta solo in una visione credente della vita e della storia.
Il 24 marzo, Giornata dedicata al ricordo dei missionari martiri, è una opportunità per riflettere su tutto questo.
Quest’anno tale data coincide con la Domenica delle Palme, inizio solenne della Settimana Santa, momento culmine della vita di Gesù che, entrando a Gerusalemme, si avvia alla sua passione, morte e risurrezione.
Se prima di Cristo la morte ingoiava la vita dell’uomo per mai più restituirla, dopo Gesù quel tunnel buio non fa più così paura. Lui, infatti, non è tornato indietro come Lazzaro ma, provocando un’apertura è uscito dalla parte opposta facendo diventare la morte semplicemente un «passaggio-porta per la vita eterna»!
Gesù aveva insegnato ai suoi discepoli che la vera vita nasce dall’amore sacrificale: «Se il chicco di grano non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde, e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna» (Gv 12,24-25).
La celebrazione di questa Giornata è legata alla figura di Sant’Oscar Romero, assassinato esattamente il 24 marzo 1980 mentre celebrava la Messa e teneva tra le mani il calice del sangue di Cristo, simbolo del Suo sacrificio per tutta l’umanità.
Monsignor Romero si era preparato a quel momento finale della sua vita con sentimenti di paura, ma allo stesso tempo con una profonda fiducia nel Signore.
«Temo la debolezza della carne, ma chiedo al Signore serenità e perseveranza…L’altro mio timore riguarda i rischi per la mia vita. Anche se mi costa accettare una morte violenta, confido nella grazia di Dio. Gesù Cristo assistette i martiri e, se necessario, sentirò la Sua presenza anche nel mio ultimo respiro» (Omelie radiofoniche 1980).
La figura di San Romero continua ad essere un esempio di vicinanza agli emarginati e a quanti sono impegnati nell’annuncio del Vangelo.
La sua testimonianza continua a parlare a tutti noi richiamandoci ad una vita cristiana autentica.
Secondo l’Agenzia «Fides», nel 2023 sono stati uccisi nel mondo 20 missionari, tra cui 1 vescovo, 8 sacerdoti, 2 religiosi, 1 seminarista, 1 novizio e 7 tra laici e laiche.
Come spesso succede, la maggior parte di queste morti era prevedibile, forse evitabile, ma pare che il martirio sia collegato ad una testimonianza che diventa quasi ineludibile.
Anche Gesù è andato a Gerusalemme sapendo cosa gli sarebbe successo.
La dedizione al Vangelo dei missionari martiri ci sfida a vivere una fede autentica, generosa e compassionevole.
Quest’anno a partire dall’esperienza dei laboratori di formazione degli animatori missionari parrocchiali abbiamo voluto far memoria dei missionari martiri nelle «Via Crucis» missionarie.
In varie parrocchie delle foranie coinvolte in questo percorso gli animatori missionari, in appoggio ai loro parroci, hanno collaborato insieme ad altri laici nella celebrazione di questi momenti speciali di preghiera comunitaria.
La preghiera e l’intercessione dei santi martiri sia per tutta la Chiesa fonte di coraggio nella testimonianza di vita e nell’impegno missionario.
Padre Gian Paolo Uras – Direttore Centro Missionario Diocesano
Donare la vita per amore della fede.
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