Disse a Simone: «Vedi questa donna?» XI domenica del tempo Ordinario (anno c) - 10 giugno 2016

festa in casa di simoneDal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.

Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».

Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».

E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco».

Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni. 

(Lc 7, 36 – 8, 3)


Commento a cura di Michele antonio Corona

Domenica scorsa erano due i cortei a confronto. Questa domenica il vangelo di Luca sembra accentuare la focalizzazione della propria telecamera fino a concentrare l’attenzione non più all’esterno della città, ma dentro una casa. Non più su due gruppi ma su tre persone, non più su atteggiamenti disparati, ma sulle intenzioni del fariseo e della donna. Gesù riesce a scorgere ciò che si trova nel cuore dei due fino a rendere evidente la sostanza del loro interno. In qualche modo la donna avrebbe potuto attendere l’esternazione del proprio amore quando il Maestro si fosse spostato in un’altra città. Ma l’amore non ha orari, non ha ritegno, non vive di diplomazia. Chi ama non sopporta paratie e argini. Chi ama lo fa completamente e non teme il giudizio di nessuno. La «peccatrice» è audacemente convinta del suo amore e non teme critiche, giudizi e indici puntati. Non ha timore di essere giudicata come tale, poiché si conosce, si accetta, si vede peccatrice. Che fortuna! Una persona che conosce se stessa, ancor più se lo fa davanti a Dio, è la persona più realizzata di questo mondo. Non teme giudizi che la possano impoverire, non aborre rimproveri sinceri, non fugge davanti a qualcuno che possa aiutarla a migliorare. Il fariseo, agli antipodi della donna, è pieno di se stesso, si sente e vuole sentirsi giusto, ama gloriarsi di piccole cose e di magri successi, si attornia di persone che possano non contraddirlo e che lo facciano sentire al giusto posto. Chissà che questa pagina evangelica non ci interroghi con forza e audacia inaspettata! Perché non permettere a Gesù di porre a noi le domande poste al fariseo e scuoterci dai nostri piccoli altari auto costruiti? Bastano forse abiti particolari per sentirci i migliori? Sono sufficienti titoli specifici per farci sentire diversi e salvati? Quanto valgono gli appellativi onorifici di cui molti si fregiano per «decorarci al merito»? Ciò che ci cambia nel profondo è l’amore pieno e totale da cui siamo capaci di farci modificare. Non solo l’amore che doniamo, ma quello che sappiamo di ricevere, che riconosciamo nell’altro, che sentiamo per noi da parte di Dio.

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