Costruiamo un futuro con migranti e rifugiati

In questa domenica si celebra la 108ma Giornata mondiale

Nel messaggio per la 108ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato papa Francesco, partendo dalla sua storia famigliare, sulla scia dei grandi profeti del secolo scorso ripropone il sentiero biblico di Isaia, per camminare sempre più decisamente sui sentieri di un’accoglienza più inclusiva, della pace necessaria e dall’abbattimento di tutte le inimicizie, cioè di ogni muro di egoismo per costruire ponti di incontro e di dialogo in tutte le direzioni.

Molto coraggiosamente, Francesco, come chi sa e vuole andare controcorrente rispetto agli stereotipi e calcoli di parte, presenta un giudizio decisamente positivo sul risultato dei movimenti migratori e dei trasferimenti per la presenza ormai generalizzata in seno alle città di persone tanto diverse per lingua, razza e cultura.

Costruiamo un futuro con migranti.

Il Papa non esita a definire con il profeta Isaia queste nuove popolazioni approdanti come «ricchezze» e perciò come incentivi al progresso e al rinnovamento della società.

Il principio che soggiace a questo giudizio è che la diversità è bella e positiva, segno della fantasia divina, quindi, non ignoto da temere, ma opportunità da cogliere per la crescita e l’integrazione reciproca.

Ogni tendenza a chiudersi dietro i muri della propria presunta autosufficienza come ogni respingimento e rifiuto del migrante  appare un impoverimento e un’occasione perduta. 

Da ciò la necessità, come afferma Isaia, da parte dei costruttori nella Nuova Gerusalemme di mantenere spalancate le porte della città, «di giorno e di notte», cioè sempre, nonostante ogni riserva sulla sua opportunità.

Per evitare che la diversità si trasformi in diffidenza, paura e poi in guerra ideologica, in nome di una qualche supremazia sarà indispensabile «la disponibilità reciproca al confronto tra visioni e tradizioni culturali e religiose diverse». 

A ciò i credenti giungeranno in coerenza con il Vangelo d’amore nel superamento di ogni disuguaglianza e discriminazione, ricercando e costruendo la giustizia e la meravigliosa armonia del Regno di Dio.

Per questa via si giungerà non solo al necessario abbattimento dell’intolleranza ideologica e al rispetto delle diversità ma all’auspicabile valorizzazione e all’investimento su quest’ultima.

Non si tratta solo di una crescita sociale ed economica, grazie al potenziale enorme che i migranti portano con sé, ma condivisione di quelle ricchezze culturali, spirituali e religiose da far emergere attraverso la fiducia e l’amore, perché a «noi sconosciute e che ci debbono stimolare ad approfondire le nostre convinzioni».

Tutto ciò e anche tanto altro avrà nome «inclusione» che è il movimento del reciproco e ininterrotto sforzo di non escludere mai l’altro dal proprio cammino umano e spirituale.

Costruiamo un futuro con migranti.

La parola che papa Francesco consegna quest’anno ad ogni credente è la fuga dalla tentazione di voler costruire, in casa propria, il regno di Dio senza migranti, rifugiati e vittime della tratta, perché troppo impegnativo.

L’illusione che senza di loro si possa fare prima e meglio, deve cedere il posto alla convinzione che «il regno di Dio è con loro», che «nessuno deve essere escluso» e che, a questo fine, occorre elaborare «programmi mirati» con loro, affinché il contributo alle comunità possa essere valorizzato e sostenuto. 

Da questa apertura profetica giungeranno allora alle nostre comunità stanche o ferite «l’energia nuova alla vita ecclesiale, le dinamiche rivitalizzanti e gli animatori di celebrazioni vibranti», di cui si ha necessità per sperare che sorga per le comunità dei migranti un nuovo futuro.

Padre Stefano Messina – Direttore Ufficio Migrantes

RIPRODUZIONE RISERVATA
© Copyright Il Portico