Comunicare con tutti da figli di Dio

loc Comunicazione e misericordiaIn coincidenza con l’Anno santo della Misericordia, la Giornata mondiale delle comunicazioni vive nel 2016 un significativo «giubileo» a motivo della sua cinquantesima ricorrenza. Fu il decreto Inter mirifica, nel 1963, a stabilirne l’istituzione:  «Al fine poi di rendere più efficace il multiforme apostolato della Chiesa con l’impiego degli strumenti di comunicazione sociale, ogni anno in tutte le diocesi del mondo, a giudizio dei vescovi, venga celebrata una giornata nella quale i fedeli siano istruiti sui loro doveri in questo settore, invitati a speciali preghiere per questo scopo e a contribuirvi con le loro offerte. Queste saranno debitamente destinate a sostenere le iniziative e le opere promosse dalla Chiesa in questo campo, secondo le necessità dell’orbe cattolico». Si tratta dell’unica «giornata» espressamente voluta dal Concilio vaticano II. Ma la prima venne celebrata quattro anni dopo, nel 1967, arricchita dal dono del primo messaggio a firma di Paolo VI.

Quest’anno il tema non poteva che essere il rapporto tra la comunicazione e la misericordia. A questo riguardo papa Francesco ci ha consegnato una riflessione molto interessante e articolata. Il testo integrale può essere reperito facilmente in internet (clicca qui) e vale la pena accoglierlo nella sua interezza.

Ma c’è un passaggio, breve e intensissimo, collocato proprio nelle prime affermazioni del testo, che contribuisce a esplicitare la portata spirituale ed ecclesiale delle parole del Pontefice. Francesco, come suo solito, non si perde in inutili preamboli e ci ricorda innanzitutto che siamo chiamati a «comunicare da figli di Dio con tutti, senza esclusione». Questa affermazione, nella sua essenzialità, qualifica l’intero messaggio. Ci sono, oggi, tanti mezzi per comunicare, tante occasioni, tanti contesti. Ma per un cristiano ciò che conta è il «modo» di comunicare. E il Papa con poche e semplici parole ci consegna le due coordinate essenziali dell’azione comunicava del cristiano: «da figlio Dio» e «con tutti».

Se il Pontefice ci ricorda che dobbiamo comunicare da figli di Dio è possibile pensare che non sia scontato che i battezzati, quando comunicano, si ricordino della responsabilità che deriva dalla dignità della loro figliolanza divina. Quante volte le parole e tanti altri atti comunicativi dei cristiani possono fomentare divisioni, offendere, non essere a servizio della verità. Parole e gesti che, invece di portare a Dio, allontano da lui. Niente di più fallimentare per un cristiano quando il suo comunicare impedisce la manifestazione di Dio. Infatti è proprio questa la grande risorsa del cristiano: poter comunicare Dio agli altri con tutta la propria vita.

E «gli altri» chi sono? Francesco non ha dubbi: gli altri sono tutti! Ma questo non è semplicemente il mandato che il Papa di questo scorcio storico consegna alla Chiesa di oggi. È quella missione che Gesù stesso ha affidato alla Chiesa di sempre: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura». Il comunicare, nella semplicità, nella quotidianità, anche attraverso i più moderni mezzi, ma nella prospettiva e nello stile della misericordia, è per il cristiano un modo concreto per vivere quella prossimità che cura, conforta, guarisce, accompagna e fa festa con chiunque il Signore ponga sul nostro cammino.

Giulio Madeddu

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