Chiunque fa il male odia la luce e non viene alla luce
IV Domenica del Tempo di Quaresima (Anno B)
Dal Vangelo di Giovanni
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie.
Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate.
Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
Commento a cura di Giovanni Ligas
Il Vangelo di questa Quarta Domenica di Quaresima, tratto dal capitolo terzo di Giovanni, riporta il colloquio di Gesù con Nicodemo, un dottore della legge, fariseo e membro del Sinedrio.
Appaiono due indicazioni spirituali per il credente:
1. la riflessione sulla croce;
2. la decisione davanti alla croce.
1. La riflessione riguarda il significato della croce di Cristo. Gesù utilizza l’immagine del serpente innalzato nel deserto del Sinai.
A motivo delle fatiche del viaggio il popolo protesta contro Dio e contro Mosè.
Accade poi che dei serpenti velenosi mordono la gente e un gran numero di Israeliti muore.
Con l’indicazione di Dio Mosè erige un serpente di bronzo su un’asta e quando qualcuno viene morso, se guarda il serpente di rame rimane in vita.
Il serpente di rame innalzato da Mosè, è come l’anticipazione della croce salvifica di Cristo. Dietro la morte di Gesù c’è un disegno di amore di Dio e della sua infinita misericordia per l’umanità.
La croce esprime la redenzione operata da Gesù, dicendo che è finita ogni inimicizia con Dio.
San Gregorio Magno diceva che «Colui che è più forte di ogni cosa al mondo» si è mostrato immensamente debole, si è abbassato per gli uomini facendosi uomo.
Noi «siamo saliti su un uomo abbassatosi sino a terra».
Egli «si è rialzato e noi siamo stati elevati».
Attraverso la croce Cristo ha innalzato l’uomo alla sua piena dignità di figlio di Dio ed erede della vita eterna.
La riflessione sulla croce porta a contemplare l’amore infinito di Dio per l’umanità e a ricordare che ogni persona è destinataria di questo dono.
2. Di fronte all’immagine della croce il credente è chiamato a prendere una decisione: schierarsi dalla parte dei seguaci o dalla parte degli oppositori di Dio.
La storia dell’umanità è sempre stata segnata dalla dialettica tra fede e incredulità, tra accettazione e rifiuto del dono dell’amore di Dio.
Perché l’uomo possa vivere nella luce e nella verità è necessario che accolga in sé questo dono divino.
La decisione da prendere di fronte alla croce è quella della fede. Dice il testo evangelico che chi crede nel nome dell’unigenito Figlio di Dio ha la vita eterna.
Innanzitutto si tratta di credere all’amore che Dio ha per tutti.
Poi, coloro che accolgono la redenzione diventano anche cooperatori della salvezza degli altri, ricevono la forza dell’amore di Dio e la inseriscono nel tessuto sociale dell’umanità.
Nella vita della cagliaritana Madre Anna Figus, fondatrice delle «Pie Suore della Redenzione», troviamo una testimonianza dei frutti che porta la fede nell’amore di Dio.
Nata nel 1900, nei suoi 95 anni di vita ha fatto della croce redentrice il segno centrale della sua vocazione e della sua missione.
Nel 1935 pronunciò i voti nella Cattedrale di Cagliari e diede inizio alla Congregazione, che aveva come missione principale il recupero, la «redenzione» delle ragazze provenienti dal mondo della prostituzione.
In seguito il carisma dell’Istituto si è esteso ai nuovi fenomeni di disagio sociale, come la tossicodipendenza.
Si ha la conferma che mettersi a servizio delle persone più disagiate è il modo più efficace per indicare alla società la sorgente di amore che si trova nella croce di Cristo.
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