I Centri di aiuto alla Vita sono presidi per il futuro In un convegno a Cagliari sono stati resi noti i numeri dell'attività dei CAV
Senza un’inversione di rotta la Sardegna rischia di sparire.
In questo contesto una speranza arriva da chi si impegna per evitare che le donne vadano in clinica ad abortire, scegliendo così la cultura della vita rispetto a quella di morte che sembra dominare la nostra società
In Sardegna sono cinque i «Centri di Aiuto alla Vita», la cui attività è stata presentata in un recente convegno.
«A Cagliari – dice Maria Stella Leone, presidente di FederVita Sardegna – opera il Centro «Uno di noi», guidato da Giovanni Gorini, a Carbonia invece opera il CAV «Io vorrei vivere» ed ha come presidente Gina Satta. Nel nord dell’Isola operano due centri: ad Olbia il «Madre Teresa di Calcutta», presieduto da Nadia Spano, è, sempre in Gallura, è attivo quello di Tempio Pausania, guidato da Salvatore Franco. A Nuoro opera invece il CAV «Chicchina Secchi», presieduto da Domenica Capra. Presente in Sardegna anche il Movimento per la Vita, guidato da Giuseppina Piras e Claudio Pipitone».
I Centri e il Movimento per la Vita operano di concerto per aiutare le donne nel loro percorso di scelta.
Lo scopo è quello di mettere la donna in stato di gravidanza al centro di un ascolto attivo, durante un colloquio nel quale possa esprimere la sua volontà con i volontari che le propongono un progetto: sarà lei a scegliere se diventare madre oppure praticare l’Interruzione Volontaria della Gravidanza (I.V.G.).
Quanto ai dati sul lavoro svolto nell’Isola, presentati in un recente convegno, il Centro di Tempio Pausania, nato nel 1981, lo scorso anno ha seguito 33 donne, sei i bambini nati, altri sono in attesa di nascere.
Quello di Olbia è nato nel 1998 e lo scorso anno ha seguito 43 bambini, ne sono nati 16, di cui 9 godono del progetto «Aiuto per le madri in difficoltà», in collaborazione con il Comune e la Asl Olbia.
A Nuoro il Centro di Aiuto alla Vita è nato nel 2002 e nel 2017 ha seguito 81 casi di cui 37 madri extracomunitarie, ha dodici soci e porta avanti due progetti «Gemma».
A Carbonia il Centro, fondato nel 2015, è attivo dal marzo 2016, e al momento segue 22 donne, mentre sono 16 i bambini nati.
Infine a Cagliari il Centro «Uno di Noi», è nato nel settembre del 2014 e nel 2017 ha aiutato 34 donne, di cui 12 già dall’anno precedente.
Lo scorso anno sono nati 30 bambini, 66 negli anni precedenti, di cui 18 a rischio aborto.
Questi numeri raccontano l’impegno volontario di uomini e donne che credono nella vita: una scelta che dovrebbe essere sostenuta da tutti, perché è interesse generale che ci siano nuovi nati, con i quali invertire una deriva preoccupante, che spinge la nostra popolazione verso l’estinzione come alcuni demografi da tempo vanno dicendo.
Roberto Comparetti
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