Brasile: i poveri pagano gli effetti del coronavirus La testimonianza da Belo Horizonte di padre Antonello Piras
La nostra missione di Belo Horizonte, nello stato del Minas Gerais, nel 1985 è stata la prima fondata in terra di missione dalla nostra Comunità Missionaria di Villaregia.
Quando siamo arrivati a Belo Horizonte il quartiere dove eravamo era considerato l’immondezzaio della città.
Ora, dopo 35 anni, la situazione è migliorata, anche se sono presenti due favelas molto povere, una delle quali («Vila Esperança»), è nata con un invasione tre anni fa.
È un insieme di baracche ammassate l’una addosso all’altra, dove mancano le cose più elementari che una casa dovrebbe avere. La comunità è composta da 15 missionari interni (4 sacerdoti e 9 missionarie),oltre le consacrate nel mondo e gli sposi missionari, che vivono nella loro abitazione.
Dopo la divisione, avvenuta tre anni fa, la nostra parrocchia conta circa 25mila abitanti, ed oltre alle attività tipiche della parrocchia, lavoriamo molto nella formazione di giovani, coppie e adulti, imperniata sulla spiritualità della comunione e della missione.
Tra le opere sociali c’è il Centro di Accoglienza Betania (CAB), che ospita giornalmente circa 200 bambini poveri, i quali ricevono non solo cibo ma sostegno scolastico, sportivo e artistico: per loro è diventato soprattutto un luogo dove si sentono amati.
Proprio nell’ambito del CAB è nato un progetto che per molto tempo ha rappresentato un sogno diventato realtà solo otto anni fa: da vita ad un’orchestra per giovani.
Grazie all’aiuto di un benefattore che ha donato tutti gli strumenti musicali è nata« L’Orchestra Giovani Sinfonia Betania», per ragazzi e giovani dagli 8 ai 18 anni. L’obiettivo della scuola è promuovere la formazione umana e il protagonismo giovanile attraverso la musica.
È stato bello vedere la fecondità di questo progetto in termini di autostima e di crescita spirituale in chi sta partecipando.
Thays, 19 anni, prima giovane dell’orchestra ad entrare al Conservatorio di Belo Horizonte, dopo aver passato l’esame di ammissione si è espressa così: «Quando avevo 10 anni ho iniziato nel Centro, perché mia madre voleva un luogo dove lasciarmi il pomeriggio. Ho trovato tante cose diverse dalle quali ero abituata: si mangiava usando il coltello e la forchetta, e io non ero abituata. I piatti erano di vetro e avevo paura di romperli. Con l’orchestra ho trovato un mondo nuovo al quale non avrei mai pensato di potermi avvicinare, perché suonare il violino lo consideravo una cosa per ricchi. Ora vorrei fare della musica il mio lavoro…»
La situazione del Brasile, in questo momento in cui l’epicentro del coronavirus è localizzato in America Latina, ha messo a nudo le carenze sanitarie già prima evidenti, per la debolezza delle strutture, specie nei centri rurali, che in Brasile rappresentano una grande fetta del Paese.
Come sempre avviene, anche nella nostra parrocchia i più a rischio sono i più poveri, che vivono nelle favelas, dove è impossibile l’isolamento di una persona Covid positiva.
Purtroppo questo va ad aggiungersi ad un’altra emergenza vissuta a fine gennaio: in seguito alle precipitazioni fuori dal normale, tante famiglie della nostra favela più povera, «Vila Betania», avevano perso ogni cosa inghiottita dal fango e dalla pioggia.
Dopo due anni a Roma sono ritornato e sono pronto a mettermi a disposizione per essere una di quelle gocce che il Signore vuole usare per attrarre ogni uomo a sé.
Padre Antonello Piras – Comunità missionaria di Villaregia
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