«Arsinoe»: innovazione, ricerca e agricoltura sociale
La Caritas organizza il secondo workshop del progetto coordinato da Agris
«Arsinoe»: innovazione, ricerca e agricoltura sociale.
Agricoltura sociale, ricerca e innovazione al centro del secondo workshop del «Progetto Arsinoe», coordinato dall’Agenzia AGRIS Sardegna nell’ambito delle iniziative promosse all’interno del Protocollo d’intesa con la Caritas diocesana di Cagliari.
A ospitare l’incontro il Seminario arcivescovile, con i saluti di apertura dell’arcivescovo, Giuseppe Baturi: «Ciò che trasforma la vita – ha detto – è la capacità di visione, ancora di più in una situazione drammatica come quella attuale, segnata da un accavallamento di crisi, correlate a elementi naturali, con conseguenze in termini migratori: uno scenario impressionante in cui ciò che fa differenza sarà proprio la capacità di prevedere un nuovo sviluppo che permetta all’uomo di realizzare se stesso interagendo con il proprio ambiente, la capacità di unire il presente al futuro».
Presenti all’incontro gli «stakeholders», portatori di idee innovatrici, individuati da AGRIS, tra cui l’Assessorato dell’Agricoltura della Regione, organizzazioni di categoria del settore agricolo e artigianale attive nell’Isola, imprese private operanti nel mondo del grano, imprese innovative nel settore dei fertilizzanti organici, in quello dell’acqua, tra cui il Consorzio di bonifica; il mondo della ricerca universitaria, con l’Agenzia Sardegna ricerche e altre realtà; ancora, imprese sociali tra cui «Lavoro Insieme», braccio operativo della Caritas diocesana.
«Un momento di confronto e dialogo per costruire una visione condivisa del futuro – spiega Marco Dettori, agenzia AGRIS – ovvero come sarà la situazione in Sardegna nel 2050 in termini di sicurezza e di agricoltura sociale».
Al centro dell’incontro istanze innovatrici «che vedono l’agricoltura non come un mero coacervo di interessi produttivi – aggiunge Dettori – ma come serbatoio di energia da sviluppare a vantaggio della società».
«Una visione di agricoltura sociale nel 2050 non potrà non prevedere uno sviluppo armonico tra agricoltori e trasformatori, per esempio grazie a un’equa ridistribuzione del reddito oggi sbilanciato verso chi trasforma il prodotto e verso chi lo vende».
«L’altra faccia dell’agricoltura sociale – ha concluso Dettori – è la coesione sociale sul territorio indotta dallo sviluppo delle filiere locali dove tutte le fasi della produzione, l’agricoltura, la trasformazione e la vendita trovano attuazione in un mercato locale».
Maria Chiara Cugusi
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