Apparve loro Elia e Mosè e conversavano con Gesù II Domenica di Quaresima (Anno B)

Apparve loro Elia e MosèDal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.

Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.

Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

(Mc 9,2-10)

Commento a cura di Matteo Vinti

Domenica scorsa Gesù proclamava: «Cambiate mente». Nella seconda domenica di Quaresima assistiamo alla trasfigurazione, a un cambiamento di forma: «metemorphóthē», dice il testo, «gli fu cambiata forma». Da chi? Dal Padre, naturalmente: si tratta di un passivo divino, usato dagli ebrei per evitare di nominare il nome di Dio. Così anche subito dopo: non «apparve» Elia con Mosè, ma «fu mostrato («óphthē»: la stessa forma verbale usate nelle apparizioni del Risuscitato) Elia con Mosè». Invece che «fu trasfigurato» dovremmo perciò tradurre: «Dio gli cambiò forma», una forma che Marco esprime con l’immagine dello splendore di vesti bianchissime. Dio trasforma Gesù, gli dà una «nuova forma».

È utile chiedersi come Marco tenesse presente la sua comunità redigendo il Vangelo. La Chiesa è appena agli inizi, la predicazione non segue un filo prestabilito, non c’è ancora il Nuovo Testamento, le chiese, composte da ebrei emigrati fuori dalla Palestina, iniziano ad avere una presenza numerosa di genti provenienti dal paganesimo. Si tratta di raccontare i fatti di Gesù, ma di raccontarli in modo da farli capire a tutti. E il Vangelo di Marco, scritto in stile semplice, brillante, vivace, è poco più di un canovaccio, una traccia di narrazione che poi il missionario arricchirà, non di commenti, ma di particolari.

E quindi ecco questa comunità di lingua greca, con qualche ebreo ma sempre più greci e romani, tanti mercanti, tanti artigiani, tante donne, tanti schiavi, ignari della storia di Israele, e bisogna far capire loro l’indicibile, l’esperienza di Gesù, l’esperienza di Dio che entra nel mondo. Chi ha mai fatto l’esperienza della trasfigurazione? Chi quella della resurrezione? Come si fa a spiegarle?

Allora Marco conia questa parola: «gli fu cambiata forma», e per spiegare questa novità aggiunge particolari: Mosè ed Elia, la Legge e i Profeti, che parlano con lui; e una nuvola come quella a guida del popolo nel deserto; e questa voce dalla nuvola: «Costui è il figlio mio, quello amato, ascoltatelo». Poi ci sono Pietro, Giacomo e Giovanni, che vivono un’esperienza che nessuno aveva mai fatto prima, e infatti anche loro non sanno cosa dire, non capiscono, hanno paura, si chiedono cosa voglia dire «alzarsi dai morti»; proprio come i fedeli della comunità di Marco (secondo la tradizione la stessa comunità di Pietro, e chissà che i dettagli sulla goffaggine di Pietro non vengano dalla viva voce del pescatore).

Marco è il primo che ci prova, a scriverle, queste cose. Noi le ascoltiamo distratti, come cose scontate, già sentite. Marco sta provando a dire la novità assoluta di Gesù, una novità che deve sorprendere sempre, come sorprese Pietro e gli altri. Gesù «cambia forma» ed è una «nuova forma» che inizia nel mondo: l’incomprensibile annuncio della croce, il dolore, il fallimento e subito dopo la nuova creatura, la forma definitiva, la forma di quel figlio amato da Dio, la veste bianca di cui essere vestiti quando Gesù verrà risvegliato dai morti, e di cui (a chi ha la pazienza di starlo ad ascoltare meno distrattamente, a chi ha la pazienza di ascoltare Pietro, Giacomo, Giovanni, Marco) il racconto della trasfigurazione è l’anticipo, la caparra della definitiva novità che sostiene il cammino verso la croce.

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