Andare oltre i confini degli «addetti ai lavori»

Una lettura ragionata sul documento finale dell’Assemblea dei Vescovi

L’avvio del cammino sinodale e lo sguardo alle ferite della società.

Sono i temi chiave contenuti nel Comunicato finale (Cf) diffuso al termine dell’Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, svolta a Roma dal 24 al 27 maggio.

I lavori dell’Assemblea hanno approfondito la realtà del cammino sinodale, andando incontro «alla necessità odierna di dare vita ad una Chiesa più missionaria, capace di mettersi in ascolto delle domande e delle attese degli uomini e delle donne di oggi» (Cf).

Il cammino sinodale italiano partirà «dal basso», come richiamato da papa Francesco nel suo intervento in apertura dei lavori.

Ciò significa «ascoltare la base per poi proseguire a livelli sempre più alti, raggiungendo anche le persone lontane, che si trovano oltre i confini degli “addetti ai lavori”, toccando pure l’ambito ecumenico e interreligioso» (Cf). 

Tra i contenuti del percorso sinodale vengono sottolineati «il “kerygma”, la centralità della Parola di Dio come criterio di discernimento e la vita spirituale» (ibidem).

Un’autentica sinodalità, ha evidenziato di recente il Santo Padre, «non è fare il parlamento», cercando una «maggioranza» sulle soluzioni pastorali. Il punto è «camminare insieme dietro al Signore e verso la gente, sotto la guida dello Spirito Santo».

L’azione dei credenti è quella di incidere sulla realtà «nella linea dello Spirito Santo, per trasformarla secondo il progetto del Regno di Dio» (discorso ai membri del Consiglio Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, 30 aprile 2021). 

L’opera del cammino sinodale dovrà seguire l’orizzonte tracciato dal Pontefice al Convegno Ecclesiale di Firenze, a partire dalla contemplazione «del volto di Gesù morto e risorto che ricompone la nostra umanità, anche di quella frammentata per le fatiche della vita, o segnata dal peccato» (10 novembre 2015). 

Nel solco di questo sguardo di fede potrà essere ripresa l’indicazione data sempre a Firenze dal Papa: «In ogni comunità […] cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della “Evangelii gaudium”, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni» (ibidem). 

In stretta relazione con il cammino sinodale l’Assemblea Generale ha fermato la sua attenzione sulle ferite che caratterizzano la società italiana in questa difficile stagione. 

La pandemia, si legge nel Comunicato, oltre all’impatto «sul fronte sanitario, ha avuto un’incidenza negativa sul tessuto sociale.

I dati della Caritas […] e le testimonianze dei diversi territori impongono un grande sforzo a sostegno delle famiglie, delle imprese, dei giovani e degli ultimi».

Non va però dimenticata l’opportunità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che potrà dare una «nuova linfa al Paese». 

Anche la vita ecclesiale è stata messa alla prova nel tempo della pandemia. Tuttavia, all’interno di una società che nel Comunicato viene definita «scristianizzata», emerge «anche una domanda di Dio, non sopita ma desiderosa di essere colta».

Qualsiasi «progetto ecclesiale futuro» non può che avere «al centro l’uomo, la cui dignità prescinde dalla provenienza geografica, dall’orientamento sessuale e dalle condizioni sociali» (Cf).

Alla comunità cristiana spetta, in modo credibile e gioioso, il compito di far risuonare ancora una volta l’annuncio del Vangelo in mezzo ad un mondo, forse confuso e distratto, ma sempre trafitto da un desiderio irriducibile di verità e amore. 

Roberto Piredda

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