Siamo servi inutili abbiamo fatto quanto dovevamo fare
XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sradicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”?
Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”?
Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Da questo numero sarà don Carlo Rotondo, missionario «fidei donum» in Tanzania a commentare il Vangelo.
Grazie a monsignor Ferdinando Caschili per il servizio reso in queste settimane.
Commento a cura di Carlo Rotondo
Prima di commentare i Vangeli delle domeniche dell’Ottobre missionario, desidero utilizzare questo spazio per mandare a tutti un caro saluto e ringraziarvi di cuore per i tanti segni di amicizia e stima che mi avete mostrato in questi primi dieci mesi di missione in Africa: grazie!
Questa domenica è illuminata da una richiesta degli apostoli: «Accresci in noi la fede!».
Noi che riduciamo la fede ad uno sterile esercizio e sforzo della ragione, pensiamo che l’aumento della fede sia un aumento della nostra capacità di ragionare su di Dio.
È da due millenni che non abbiamo ancora capito che la fede che ci ha mostrato Gesù di Nazareth non è un problema di testa ma di cuore.
«Accresci in noi la fede!», non è chiedere a Dio un quoziente d’intelligenza più grande ma chiedergli un cuore più grande.
Non siamo ancora riusciti a identificare, a sinonimizzare, la fede con l’amore: credere è voce del verbo amare.
Ecco perché questa richiesta degli apostoli è più che mai attuale e urgente.
Signore aiutaci e sostienici nel credere che una fede senza amore è uno spartito senza esecuzione, è un menù senza clienti, un paio d’ali senza volo: una fede da…polli!
«Accresci in noi la fede!».
È un grido che mantiene integra la sua freschezza ancora oggi perché abbiamo un disperato bisogno di calore umano.
L’amore è la vera crisi energetica che ci sta attanagliando.
Siamo servi inutili.
Anche nell’estate più torrida degli ultimi 50 anni l’inverno era già nelle nostre case attraverso odi, rancori, invidie, gelosie, stalking, razzismi, menefreghismi, solitudini, abbandoni.
Ci stanno preannunciando restrizioni per il prossimo inverno: da quando sono iniziate le restrizioni.
Da quando il termostato dei nostri rapporti è stato abbassato.
Stiamo soffrendo il gelo nelle nostre relazioni che di umano hanno sempre meno.
L’indifferenza ha fatto più vittime del Covid19.
Abbiamo smarrito il tepore di un abbraccio, il calore di una stretta di mano, la dolcezza di un bacio. «Accresci in noi la fede!», O Dio, perché qui si gela!
Aiutaci a capire, finalmente, che non si può credere in Te se non si ha il coraggio, la forza e la determinazione di credere nell’uomo.
Credere è voce del verbo amare.
Diversamente le candele delle nostre chiese non faranno luce, i fiori sui nostri altari non profumeranno e le offerte delle nostre questue genereranno povertà.
E le nostre preghiere saranno solo parole vuote.
Siamo servi inutili.
Da poco nella nostra missione c’è stato un concorso per bambini: disegna la tua chiesa.
Centinaia di bambini ci hanno portato i loro disegni.
Erano tutti eseguiti o con una penna o con una matita.
Nessun disegno era colorato perché i colori, a matita o pennarelli, sono un lusso che non possono permettersi.
Il mio primo istinto da giudice «stupido» è stato: che brutti!
Poi ho guardato gli occhi dei bambini che ce li avevano consegnati … e ho visto «i colori» di quei disegni: Meravigliosi! «Aumenta in noi la fede!», prima che sia troppo tardi Signore e i termosifoni dei nostri cuori smettano di erogare calore.
Questa richiesta, nel mese missionario, ha un significato ancora più forte: aumenta la nostra capacità di aprirci agli altri.
Aiutaci ad abbattere i muri, a cancellare i confini interiori che spesso rendono estranei anche chi abita sotto lo stesso tetto.
Abbiamo tutti una missione: aiutarci gli uni gli altri a volerci bene, a saperci guardare negli occhi senza abbassarli per la vergogna, a «vedere per la prima volta» ciò che abbiamo guardato per anni.
E mentre tanti fanno a gara per gracchiare le loro lamentele e critiche per tutto ciò che non va…urgono cantanti di «Magnificat».
«Accresci in noi la fede!».
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