Alle mie pecore io do la vita eterna: il Buon Pastore

IV Domenica del Tempo di Pasqua (Anno C)

Alle mie pecore io do la vita.

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.

Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.

Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

(Gv 10, 27-30)

Commento a cura di Giovanni Ligas

Questi versetti del Vangelo indicano la stretta relazione che esiste tra Gesù Buon Pastore e i discepoli.

Alcuni verbi indicano le azioni compiute da Gesù e altri le risposte che devono dare i credenti. 

1. Gesù conosce i suoi discepoli.

Prima di tutto Gesù, pastore del suo gregge, conosce ciascuno con il proprio nome.

Vi è una conoscenza reciproca.

In Sardegna non è raro vedere delle greggi di pecore al pascolo, guidate dal pastore, che si mantengono unite.

Il pastore sa quali suoni utilizzare per farsi seguire e le pecore conoscono questi richiami.

Alle mie pecore io do la vita.

Gesù parla nella vita di tutti.

Quando siamo venuti al mondo la sua parola ci ha preceduto e ci è stata fatta conoscere dalla chiesa, dai genitori, dai sacerdoti, dai catechisti.

Crescendo nella vita spirituale abbiamo imparato a percepire i modi con cui Dio parla e i segni con cui guida la nostra esistenza.

Quella tra noi e Gesù non è una conoscenza puramente intellettuale ma è una relazione d’amore. Ci fidiamo perché il suo amore è fedele.

2. Gesù dà la vita eterna.

Per parlare di se stesso Gesù utilizza anche l’immagine della porta: «Io sono la porta delle pecore» (Gv 10,7).

La porta è fatta per essere oltrepassata, serve per entrare in un’altra realtà.

Gesù ha spalancato questa porta per tutti.

Il segno è dato dal fatto che, al momento della morte in croce, «il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo» (Matteo 27,51).

Definendosi come porta dà la possibilità di passare attraverso di lui e di ricevere in pienezza la vita eterna.

3. Gesù dona protezione.

Egli è il guardiano delle pecore e perciò le protegge.

Non è come il mercenario che, appena vede avvicinarsi il pericolo, fugge.

Si prende cura del gregge per cui nessuna pecora si perderà in eterno e nessuno la strapperà dalla sua mano.

Secondo un’interpretazione esegetica diffusa, Gesù protegge il gregge in quanto si pone «davanti alla porta» dell’ovile.

Non lascia entrare ladri e briganti.

San Giovanni Crisostomo dice che Gesù in quanto si prende cura di noi si definisce pastore e in quanto ci conduce al Padre si definisce porta.

Alle mie pecore io do la vita.

Per il discepolo sono indicate due azioni da compiere: ascoltare e seguire Gesù.

1. Il discepolo ascolta la voce di Gesù.

Per ascoltare la voce del Signore deve sintonizzarsi su quelle frequenze; e questo è possibile mediante la fede e la preghiera.

Più è vicino a Dio e più è capace di ascoltare quella voce.

Come insegna la vicenda del profeta Elia, il Signore non si manifesta nel vento impetuoso, nel terremoto o nel fuoco ma nel mormorio di un vento leggero (1Re 19, 11-12). 

2. Cammina dietro a Gesù.

All’ascolto della parola di Gesù segue il camminare dietro a lui.

Questo comporta accettare la fatica del camminare, di mettersi in movimento e coinvolgersi in prima persona.

Il segno del cammino è presente in molti passi della Bibbia.

Nell’Antico Testamento si racconta di come il popolo di Israele abbia camminato per quarant’anni nel deserto per arrivare alla terra promessa; e di come, dopo l’esilio, si sia messo nuovamente in cammino per tornare in patria. 

Nel Nuovo Testamento è lo stesso Gesù a compiere il cammino che da Nazareth lo porta a Gerusalemme, la città dove opera la redenzione per l’umanità.

Dopo la Pentecoste la Chiesa, guidata dallo Spirito, inizia il cammino per compiere la missione ricevuta da Gesù.

Per i credenti è importante camminare dietro a Gesù, come veri discepoli, per tutta la vita.

E, allora, si sperimenta l’aiuto e il sostegno che si riceve da lui, soprattutto quando si percorrono le strade impervie o si devono affrontare sofferenze, pericoli, delusioni.

Dio non è colui che ci manda i mali ma è colui che ci aiuta quando ci troviamo in mezzo ai mali.

L’importante è camminare dietro a lui.

In questa domenica, giorno della Supplica alla Vergine del santo Rosario di Pompei, si prega per le vocazioni di speciale consacrazione.

Per svolgere al meglio il proprio compito, i sacerdoti per primi devono camminare dietro a Gesù, Buon Pastore.

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