Alle mie pecore io do la vita eterna: il Buon Pastore
IV Domenica del Tempo di Pasqua (Anno C)
Alle mie pecore io do la vita.
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Commento a cura di Giovanni Ligas
Questi versetti del Vangelo indicano la stretta relazione che esiste tra Gesù Buon Pastore e i discepoli.
Alcuni verbi indicano le azioni compiute da Gesù e altri le risposte che devono dare i credenti.
1. Gesù conosce i suoi discepoli.
Prima di tutto Gesù, pastore del suo gregge, conosce ciascuno con il proprio nome.
Vi è una conoscenza reciproca.
In Sardegna non è raro vedere delle greggi di pecore al pascolo, guidate dal pastore, che si mantengono unite.
Il pastore sa quali suoni utilizzare per farsi seguire e le pecore conoscono questi richiami.
Alle mie pecore io do la vita.
Gesù parla nella vita di tutti.
Quando siamo venuti al mondo la sua parola ci ha preceduto e ci è stata fatta conoscere dalla chiesa, dai genitori, dai sacerdoti, dai catechisti.
Crescendo nella vita spirituale abbiamo imparato a percepire i modi con cui Dio parla e i segni con cui guida la nostra esistenza.
Quella tra noi e Gesù non è una conoscenza puramente intellettuale ma è una relazione d’amore. Ci fidiamo perché il suo amore è fedele.
2. Gesù dà la vita eterna.
Per parlare di se stesso Gesù utilizza anche l’immagine della porta: «Io sono la porta delle pecore» (Gv 10,7).
La porta è fatta per essere oltrepassata, serve per entrare in un’altra realtà.
Gesù ha spalancato questa porta per tutti.
Il segno è dato dal fatto che, al momento della morte in croce, «il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo» (Matteo 27,51).
Definendosi come porta dà la possibilità di passare attraverso di lui e di ricevere in pienezza la vita eterna.
3. Gesù dona protezione.
Egli è il guardiano delle pecore e perciò le protegge.
Non è come il mercenario che, appena vede avvicinarsi il pericolo, fugge.
Si prende cura del gregge per cui nessuna pecora si perderà in eterno e nessuno la strapperà dalla sua mano.
Secondo un’interpretazione esegetica diffusa, Gesù protegge il gregge in quanto si pone «davanti alla porta» dell’ovile.
Non lascia entrare ladri e briganti.
San Giovanni Crisostomo dice che Gesù in quanto si prende cura di noi si definisce pastore e in quanto ci conduce al Padre si definisce porta.
Alle mie pecore io do la vita.
Per il discepolo sono indicate due azioni da compiere: ascoltare e seguire Gesù.
1. Il discepolo ascolta la voce di Gesù.
Per ascoltare la voce del Signore deve sintonizzarsi su quelle frequenze; e questo è possibile mediante la fede e la preghiera.
Più è vicino a Dio e più è capace di ascoltare quella voce.
Come insegna la vicenda del profeta Elia, il Signore non si manifesta nel vento impetuoso, nel terremoto o nel fuoco ma nel mormorio di un vento leggero (1Re 19, 11-12).
2. Cammina dietro a Gesù.
All’ascolto della parola di Gesù segue il camminare dietro a lui.
Questo comporta accettare la fatica del camminare, di mettersi in movimento e coinvolgersi in prima persona.
Il segno del cammino è presente in molti passi della Bibbia.
Nell’Antico Testamento si racconta di come il popolo di Israele abbia camminato per quarant’anni nel deserto per arrivare alla terra promessa; e di come, dopo l’esilio, si sia messo nuovamente in cammino per tornare in patria.
Nel Nuovo Testamento è lo stesso Gesù a compiere il cammino che da Nazareth lo porta a Gerusalemme, la città dove opera la redenzione per l’umanità.
Dopo la Pentecoste la Chiesa, guidata dallo Spirito, inizia il cammino per compiere la missione ricevuta da Gesù.
Per i credenti è importante camminare dietro a Gesù, come veri discepoli, per tutta la vita.
E, allora, si sperimenta l’aiuto e il sostegno che si riceve da lui, soprattutto quando si percorrono le strade impervie o si devono affrontare sofferenze, pericoli, delusioni.
Dio non è colui che ci manda i mali ma è colui che ci aiuta quando ci troviamo in mezzo ai mali.
L’importante è camminare dietro a lui.
In questa domenica, giorno della Supplica alla Vergine del santo Rosario di Pompei, si prega per le vocazioni di speciale consacrazione.
Per svolgere al meglio il proprio compito, i sacerdoti per primi devono camminare dietro a Gesù, Buon Pastore.
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