Va’ vendi quello che hai e dallo ai poveri
XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”.
Gesù gli disse: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora tuo padre e tua madre”.
Egli allora gli disse: “Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza”.
Allora Gesù, fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”.
Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!”.
I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: “Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”.
Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: “E chi può essere salvato?”.
Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: “Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio”.
Da questo numero sarà don Luigi Zuncheddu, sacerdote «fidei donum» in Brasile, a commentare il Vangelo.
Il grazie a fra Fabrizio Congiu per il servizio reso nelle scorse domeniche.
Commento a cura di Luigi Zuncheddu
Dopo la Confessione di fede di Pietro e la Trasfigurazione, Gesù inizia con i Dodici il cammino verso Gerusalemme.
Per strada – cioè, nella catechesi sulla vita cristiana – persone singole o in gruppo si avvicinano a lui per porre questioni, ricevere risposte o avere indicazioni su come vivere la vita terrena in prospettiva ultraterrena.
In quella strada, un tale che possedeva molti beni corre incontro a Gesù e si getta ai suoi piedi, riconoscendo in lui il Maestro buono.
La sua intenzione sembra chiara: vuol essere un discepolo che ha in tasca la garanzia dell’eredità eterna, per questo chiede «che cosa devo fare?».
La risposta di Gesù a questa prima domanda riporta all’esperienza della fede: tu conosci i comandamenti.
Arrivando dal Maestro buono, quel tale era sicuro di poter ricevere un’indicazione chiara per il cielo, ma Gesù suggerisce una prima riflessione sui comandamenti, quelli che riguardano i doveri verso il prossimo.
L’eredità eterna – sembra dire il Maestro – è certo un fatto personale, ma non si raggiunge a prescindere dal fatto sociale in cui si è immersi già da prima di nascere.
L’espressione di Gesù «tu conosci i comandamenti», non vuol dire «Tu sai, perché ne hai notizia», ma richiama a un senso alto e profondo della vita cristiana nella sua socialità, che tocca la misericordia, la vicinanza, la solidarietà, l’aiuto, il sostegno a chi è vicino, prossimo, in nome di Dio e per il Regno.
Poco più avanti nello stesso Vangelo, interrogato sul primo e più grande comandamento, Gesù dirà che bisogna amare il prossimo come se stessi.
Egli fissa lo sguardo su quell’uomo, sa bene che cosa serve a chi è in ricerca dell’eredità eterna.
Non lo giudica, lo ama, ma lascia che sia lui stesso a decidere se brillare o no.
L’evangelista annota: «A queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato».
Aveva capito che non avrebbe potuto accogliere l’invito a seguire Gesù; infatti, non avrebbe voluto rinunciare alla sola cosa che Gesù gli proponeva.
Per chi pensa di salire in ascensore ai piani alti senza nessuno sforzo, si apre la prospettiva del fare le scale; per di più, il cammino non si fa da soli, ma caricandosi sulle spalle persone e situazioni bisognose di aiuto.
Potrebbe essere questa una delle interpretazioni dell’espressione: «Va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri».
L’eredità eterna, il tesoro – dice il Maestro – è in cielo; non si fanno le scale per il cielo, caricandosi dei tesori che la terra offre.
Per spiegare in modo ancora più incisivo questa esigenza del Regno, poco più avanti troviamo nelle stesse parole di Gesù la parabola del cammello che passa più facilmente per la cruna di un ago, rispetto al ricco che vuole entrare nel regno dei cieli con i suoi beni.
La predicazione apostolica, riportata nei libri del Nuovo Testamento, e l’insegnamento dei primi scrittori cristiani sono unanimi nell’affermare che i beni di questo mondo possono essere causa di perdizione o un aiuto alla salvezza (cf. Didaké, 1,5).
Secondo Clemente Alessandrino, nella comunità cristiana c’è posto anche per i ricchi che fanno buon uso dei loro beni, evitando il superfluo e distribuendo ai poveri.
Nel «seguimi» di Cristo, che è la testimonianza della fede, ci troviamo oggi anche noi: cerchiamo garanzie per questa vita terrena e anche per la vita eterna?
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