I vaccini possono diventare occasione di solidarietà
Online una petizione per rendere il vaccino «democratico»
«Mi hanno ucciso due meravigliose nipotine, ma io ho salvato i bambini di tutta l’Europa. Non la trova una splendida vendetta? Vede, io credo che l’uomo più potente sia quello che riesce a trasformare il nemico in un fratello».
Non sono parole di qualche padre della Chiesa o di un fine teologo ma di Albert Bruce Sabin, medico e virologo, scopritore del vaccino contro la poliomielite, che rinunciò ai soldi e al brevetto per diffonderlo anche fra i poveri.
Alla fine degli anni ’80 Sabin fu ospite della televisione italiana.
Una serata decisamente di cattivo gusto, perché lo scienziato venne letteralmente preso in giro per la sua scelta di rendere universale e gratuito il vaccino antipolio.
In fondo avrebbe potuto diventare milionario e veder ripagati gli anni di impegno e sforzi in laboratorio, invece scelse il bene comune rispetto al proprio tornaconto.
Lo scorso 4 aprile nel Messaggio «Urbi et Orbi», papa Francesco ha esortato ad una condivisione del vaccino antiCovid.
«Nello spirito di un “internazionalismo dei vaccini”, esorto pertanto l’intera Comunità internazionale a un impegno condiviso per superare i ritardi nella loro distribuzione e favorirne la condivisione, specialmente con i Paesi più poveri».
Il vaccino è l’arma più potente contro il diffondersi del virus.
Il problema dei vaccini è alla base delle restrizioni che la nostra Isola patisce, visto che nel giro di poche settimane si è passati dalla zona bianca, vissuta da tanti come un «liberi tutti», alla zona rossa, con le restrizioni che stanno affondando le piccole e medie imprese di buona parte dei settori produttivi.
La Sardegna è tra le regioni dove il numero di dosi somministrate resta basso e, complice la variante inglese del coronavirus, anche quella con il più alto numero di contagiati.
Nel resto del mondo le cose non vanno meglio, anzi in tanti Paesi non c’è traccia dei vaccini.
La stragrande maggioranza delle dosi è stata distribuita in quelli più ricchi, tanto che Francesco ha chiesto di sospendere i brevetti e democratizzare i vaccini, in modo da arginare molto più velocemente la pandemia.
In Israele e nel Regno Unito la vaccinazione è stata portata avanti con grande impegno e disponibilità di mezzi, e molte attività sono state autorizzate a ripartire.
Da noi il segnale che qualcosa non va bene arriva proprio dalla campagna vaccinale, condotta in ordine sparso, con la mancanza di coordinamento tra le regioni e Presidenti di Giunta che snobbano le indicazioni dei Commissari straordinari, sia quelle del precedente Arcuri che dell’attuale Figliuolo.
Per poter rendere davvero «democratico» il vaccino è in corso una petizione su change.org, «#DareToCare-Vaccino: accesso globale alla fratellanza», in linea con l’invito che papa Francesco ha indirizzato lo scorso 4 aprile.
Oltre al vaccino, per contrastare il virus, occorre però essere ligi alle indicazioni oramai note a tutti da oltre un anno.
Gli episodi di cronaca mostrano continua noncuranza della salute pubblica ma solo interesse al proprio tornaconto: dalle scampagnate con amici ai pranzi in ristorante, fino al deprecabile episodio di Sardara, con decine di amministratori pubblici riuniti, nel mezzo della zona arancione, per un pranzo in una struttura ricettiva.
Quest’ultimo episodio mina la credibilità delle istituzioni e genera il malcontento, che sfocia poi in deprecabili eccessi come quelli registrati a Roma lunedì scorso.
Roberto Comparetti
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