Mini presepi della scultrice Maria Crespellani In esposizione all'Orto Botanico di Cagliari

All’Orto Botanico di viale Sant’Ignazio, a Cagliari, fino al 31 gennaio, sono esposti una decina di Presepi di piccole e piccolissime dimensioni (per struttura, per esiguità di personaggi e per la povertà dei materiali prescelti), creati dalla scultrice Maria Crespellani.

Le figurine che gli animano sono plasmate in argilla bianca o dipinta. I supporti sono in legno, sughero, foglie di palma, frutti di jacaranda.

L’artista cagliaritana non è nuova a queste performance, in quanto negli anni passati, in diverse strutture espositive, ha mostrato il frutto della sua ricerca intrisa di sentita religiosità.

Il Presepio si diffuse in Italia a partire dal milleduecento, come espressione di un sentimento religioso popolare, anche se le sue radici affondano nel Vangelo di Luca: «Maria diede alla luce il suo Figlio e lo depose nel presepio”, (dal latino «praesepe», ovvero mangiatoia).

Anche l’angelo informava i pastori: «Troverete un Bambino adagiato nel presepio». Ed infatti lo trovarono adagiato nella mangiatoia tra Maria e Giuseppe.

San Francesco, nel suo pellegrinaggio in Terra Santa, andò a Betlemme a visitare il luogo dove nacque Gesù. In seguito, nel 1223, a Greccio, il Santo d’Assisi, per la prima volta allestì il Presepio.

In Maria Crespellani, il Presepio ha da sempre suscitato incanto, in quanto è un momento che parla al cuore e l’artista ha saputo, in maniera scarna ed essenziale, proporci piccole icone da scrutare ed amare.

Maria Crespellani è nata a Cagliari nel ’25, si è specializzata in Storia dell’Arte col professor Corrado Maltese; ha insegnato nei licei della città.

Nella sua lunga attività di scultrice, Maria Crespellani, ha precipuamente plasmato opere, per lo più ritratti, in argilla, terracotta, ceramica ed in altri materiali, riscuotendo favorevoli consensi di pubblico e critica.

In una monografia incentrata sul suo lavoro scultoreo, Franco Masala ha sottolineato: «Maria Crespellani ha indagato la figura umana per restituirne, con il ritratto scolpito, una libera, autonoma  interpretazione».

La scultura della Crespellani, infatti, punta diritto all’elemento umano, ed è il segno tipico di una lezione di umanesimo plastico, in cui sono presenti tradizione e modernità, ovvero una coerenza stilistica capace di dare espressività all’inerte, fredda materia.

Il suo lungo percorso creativo è testimoniato da opere che esprimono, con forme, temi e materiali diversi, il pathos di un animo sensibilissimo.

In buona sostanza, Maria Crespellani, aliena da complicazioni intellettualistiche (pur potendone cadere in tentazione per la sua professione) e dai miti di certe culture, ci ha, via via, rivelato come il nucleo di emozioni che sta dentro l’immagine sia frutto di una lunga, progressiva ricerca interiore e nasca da un sentimento del tutto umano, pur nella necessità di estrinsecarlo in forma plastica.

Un afflato, in concreto, che prende forma e si anima da un modo d’intendere e di affrontare la vita.

Paolo Pais

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