L’informazione deve cogliere i segni della realtà e interpretarli Primo incontro del neo Arcivescovo con i giornalisti
Primo incontro di monsignor Giuseppe Baturi con la stampa locale. Diversi i temi affrontati dal nuovo arcivescovo di Cagliari nell’aula Benedetto XVI del seminario Arcivescovile.
Ha voluto ringraziare i giornalisti per il lavoro svolto già a partire dalla sua nomina, ricordando l’importanza del ruolo dei giornalisti e degli strumenti di comunicazione nel raccontare la realtà, ribadendo il suo impegno nel proseguire quel rapporto di dialogo, apertura e stima reciproca già instaurato tra Chiesa e mondo della comunicazione, durante l’episcopato di monsignor Arrigo Miglio.
A chi gli chiede che cosa conosca della Sardegna, risponde di aver iniziato a sentire il racconto di un popolo caratterizzato da identità che è «senso di appartenenza», necessario per costruire una società solidale, ma che, allo stesso tempo, è segnato da diversi problemi, quali la disoccupazione, l’alta percentuale di giovani «Neet», strettamente connessa al fenomeno dell’emigrazione, la scarsa natalità, tutti aspetti legati alla mancanza di fiducia verso il futuro.
Troppo presto per conoscere il programma del prossimo episcopato, che richiederà al neo- arcivescovo, come spiegato da lui stesso, una conoscenza e un incontro più approfondito con la sua nuova realtà.
Emerge l’impegno verso una Chiesa «missionaria», come auspicato da papa Francesco, capace di «comunicare la storia di Cristo che diventa carità verso tutti»; la necessità di un percorso di «sinodalità», un camminare insieme nel dialogo, in cui ognuno sia consapevole del proprio ruolo all’interno della Chiesa.
Ancora, il richiamo all’importanza del volontariato per cercare di rispondere ai bisogni prioritari.
Emergono alcuni principi su cui lavorare insieme, richiamati dallo stesso Arcivescovo: la dignità di ogni uomo, i concetti di solidarietà e sussidiarietà, riconoscendo «al singolo la responsabilità e capacità di coinvolgere ognuno in un’azione unitaria per il perseguimento del bene comune» e «per costruire una società più partecipativa»; il tema del comunicare che significa «fare esperienza cristiana»: un’informazione che diventa «cultura là dove siamo in grado di cogliere, in modo sistematico, i segni della realtà e interpretarli», senza pregiudizi né censure. Per il neo-Arcivescovo, gli strumenti di comunicazione devono «diventare luogo di incontro, perché solo in esso è possibile ritrovarsi in un’identità comune».
E a chi gli ha chiesto la motivazione della scelta dei versi del canto sardo «Deus ti salvet Maria» a conclusione del suo saluto nel giorno dell’ordinazione, ha risposto che, a suo parere, la modernità significa aver «radici solide in una cultura, senza avere paura di confrontarsi con l’universale: radici solide e, al tempo stesso, crescita in un orizzonte ampio».
Infine, il riferimento all’ecologia integrale, con la sensibilizzazione delle coscienze e la condivisione di buone prassi, e alla Marcia della pace, svolta a Cagliari lo scorso 31 dicembre, con il riferimento al cammino di speranza, dialogo e riconciliazione indicato dal Santo Padre.
Maria Chiara Cugusi
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