Francesco è il Papa della Carità Domenica si celebra la giornata dell'Obolo di San Pietro
In questa ultima domenica di giugno, come consuetudine, le comunità cristiane sono invitate a sostenere il cosiddetto «Obolo di San Pietro», l’aiuto economico che i fedeli «offrono al Santo Padre, come segno di adesione alla sollecitudine del Successore di Pietro, per le molteplici necessità della Chiesa universale e per le opere di carità in favore dei più bisognosi».
All’interno di ciascuna copia del giornale è disponibile il materiale per realizzare questa forma di aiuto concreto alle opere caritative del Santo Padre.
Francesco non attende certo questa ricorrenza per mettere in pratica la virtù della carità. Anzi, non c’è giorno nel quale non arrivi notizia di un suo intervento attraverso l’Elemosineria Apostolica e il suo responsabile, il cardinal Konrad Krajevski.
Sono tali e tanti gli interventi che è impossibile elencarli tutti. Di certo quello che ultimamente ha fatto maggior scalpore si è verificato lo scorso maggio, quando il cardinal Krajevski ha ripristinato la fornitura di energia elettrica in un palazzo di Roma, nel quale vivevano decine di famiglie al buio.
Per giorni è divampata una polemica feroce, con protagonisti laici e consacrati, che hanno mal digerito la sortita del porporato polacco. In realtà, come ha detto lo stesso cardinale, era necessario un intervento forte per mettere in evidenza la condizione di quelle persone.
I dati forniti dall’Elemosineria Apostolica indicano che, nel solo 2018, il Papa ha destinato a iniziative caritative una cifra superiore ai 3 milioni di euro.
Il cardinale Krajevski ha raccontato di aver ricevuto precise disposizioni da Francesco: lasciare vuote la casse dell’Elemosineria Apostolica, perché quanto viene donato vada subito speso a favore dei poveri.
Se si volesse avere dati e immagini su cosa sia stato fatto con i fondi raccolti dall’Obolo di San Pietro basta visitare il sito internet www.obolodisanpietro.va, dove tutto è documentato con dovizia di particolari.
Le azioni messe in atto da Francesco, così come quelle di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II, hanno un unico scopo: alleviare le sofferenze di chi vive in difficoltà.
Aiutare i poveri è una delle opere di carità richieste ad ogni credente, e la Chiesa, attraverso le sue innumerevoli strutture, segue il dettato evangelico.
Francesco ha il merito di evidenziare continuamente questa pratica e questo, forse, disturba chi è poco avvezzo ad avere come priorità l’attenzione alle sofferenze altrui.
«Il Papa è un personaggio strepitoso, il grande leader dell’opposizione mondiale. Non ricordo nel ‘900 un Papa così esplicito. Sta facendo delle cose senza tirarsi mai indietro, nonostante stia venendo allo scoperto una Chiesa che cerca di ostacolarlo».
Sono parole di Paolo Mieli, giornalista e editorialista, già direttore de «Il Corriere della Sera», voce laica che evidentemente apprezza lo stile Bergoglio, denunciando anche un certo malessere che serpeggia «ad intra»: quando si somministra un medicinale l’organismo spesso mostra segni di insofferenza.
L’Obolo di San Pietro non ha un destinatario preciso, con una connotazione nazionale, ma è rivolto a chiunque si trovi in condizioni di sofferenza e di povertà, non importa se italiano o straniero: la povertà non guarda il passaporto.
L’invito è dunque a sostenere questa forma di carità esercitata attraverso il Papa: non importa quanto, anche poco, come insegna la parabola dell’obolo della vedova. L’importante è aderire all’iniziativa in modo che ciascuno faccia la propria parte.
Roberto Comparetti
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