Seggi chiusi: ora al lavoro per il bene dei sardi Il sardista Christian Solinas è presidente della Regione

Dopo quasi 17 ore di operazioni di spoglio delle schede, meno di 900mila, tanti sono stati gli elettori recatisi alle urne, nella serata di lunedì scorso la Sardegna ha conosciuto il nome del suo nuovo presidente, il sardista Christian Solinas, alla guida di una coalizione di centro destra.

La lunga campagna elettorale si è giocata molto sugli slogan e meno sui contenuti: sarebbe interessante capire quanti tra i votanti, prima di recarsi al seggio, abbiano o meno preso visione dei programmi, disponibili per la maggior parte anche in rete, oltre che presentati dai candidati nei talk show.

Il risultato delle urne ha mostrato che da soli è difficile vincere, anche per formazioni consolidate come il Movimento 5 Stelle, che ha lasciato sul terreno oltre 25 punti percentuali, rispetto alle elezioni del marzo dello scorso anno.

Stessa sorte per altre quattro formazioni: «Partito dei Sardi», «Sardi Liberi», «Autodeterminazione» e «Sinistra Sarda».

Al contrario le coalizioni di centro destra e di centro sinistra hanno attirato maggiori consensi, se pur sostenute da un gran numero di liste.

La presenza di oltre 1.400 candidati, di 24 liste e di 7 candidati alla guida della Regione, sono il segnale di una società sarda frammentata, desiderosa certamente di rappresentatività, ma nella quale non si riesce a fare sintesi di posizioni.

La politica è per sua natura luogo nel quale si cerca di fare sintesi di idee, di proposte e di istanze, che devono essere necessariamente confluire verso un’idea comune.

È il passaggio fondamentale che manca: fare sintesi delle diverse posizioni, dietro le quali non ci si può arroccare per difendere le proprie idee.

Il momento che stiamo vivendo è difficile: occorre una politica forte, con un governo autorevole, capace di mettersi in dialogo con l’Esecutivo nazionale e con l’Unione Europea.

Per i sardi il tempo è più che mai tiranno, specie tra le fasce più deboli come i giovani, gli anziani e chi vive nelle zone interne, dove la carenza dei servizi e la scarsa infrastrutturazione creano disagi.

Il Presidente Solinas, al quale va il nostro augurio di un fruttuoso mandato, nel suo primo discorso ha confermato che la sua priorità sarà il lavoro. Se lo augurano tutti, specie i disoccupati cronici e i lavoratori in bilico per le difficoltà delle aziende.

C’è un elemento che in molti hanno trascurato: l’astensione che ha sfiorato il 50 per cento.

Poco più delle metà dei sardi si è recata ai seggi: troppo pochi.

Più di 600mila hanno deciso di non decidere. A questi il nuovo Consiglio regionale dovrà porre molta attenzione, con le decisioni che verranno prese. Bisogna riavvicinare le persone alla politica, magari con delle scuole di formazione, come ricorda don Vasco Paradisi che ne ha creato una importante negli anni ’80.

L’Ufficio diocesano di Pastorale del Lavoro nel salutare il neo presidente si è auspicato che il nuovo inquilino di Villa Devoto abbia «un quotidiano impegno al servizio della persona, per l’affermazione dei diritti fondamentali al lavoro, alla salute, all’istruzione e alla partecipazione democratica».

Ci permettiamo di proporre una bussola che possa guidare il lavoro del neo Presidente, dei consiglieri eletti e degli assessori regionali.

Le ha espresse papa Francesco nel lungo messaggio per la Giornata mondiale della Pace, celebrata il 1 gennaio scorso.

In quel testo ci sono alcuni passaggi che riguardano le virtù del politico. «Un politico – secondo papa Francesco – è persona credibile, che lavora per il bene comune e non per il proprio interesse, che si mantiene fedelmente coerente, che realizza l’unità, che è impegnato nella realizzazione di un cambiamento radicale, che sa ascoltare e non ha paura». Buon lavoro a tutti, maggioranza e opposizione.

Roberto Comparetti

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